Dossier.
Provocano una stretta al cuore le immagini delle 109 carrozzine vuote allineate nella piazza di Leopoli all’inizio della guerra in Ucraina. Sono l’emblema visivo dell’accanimento che si consuma nei confronti dei bambini. Chi ha visitato Kiev, Kharkiv e Mariupol sa quali miracoli hanno compiuto i medici per salvare i neonati dall’incubo delle bombe e dall’impotenza di non poter soccorrere i più piccoli dalla fame e dal freddo. Manca l’ossigeno, l’elettricità funziona a intermittenza, i più fragili non ce la fanno.
Chi ha scatenato questa terribile guerra non si preoccupa certo dei bambini e del loro destino; le interminabili file di profughi con i bambini per mano che attraversano la frontiera polacca ci ricordano che la strage degli innocenti continua ancora.
Come non ricordare la madre che si è accasciata a terra sul piazzale della stazione Tiburtina dopo un viaggio di 40 ore e lascia due bambini che nessun affetto può sostituire. E i bambini di Kramatorsk falciati da un missile russo mentre si accingevano a salire sul treno, e i piccoli rintanati nell’acciaieria Azovstal a Mariupol.
Non c’è posto per i bambini in un mondo dominato dalla violenza e dal sopruso. In alcune zone dell’Afghanistan le famiglie più povere permettono che ai bambini venga estratto un rene e venduto alle cliniche indiane. Un traffico di organi molto fiorente nelle società occidentali, subito dopo il traffico della droga e delle armi.
Quale sarà il destino di questi bambini fuggiti e rimasti senza genitori?
È una domanda inquietante che dovrebbe preoccupare tutte le persone di buona volontà.
di Achille Rossi