Quando il vento dell’est.
Tutto iniziò sotto la presidenza di John F. Kennedy. I primi bombardamenti (chimici !) sui civili vietnamiti e sui comunisti vietcong datano dal novembre del 1961. Ci vollero dieci anni, perché i cittadini americani scoprissero nel 1971, attraverso il New York Times e il Washington Post, che tutti i presidenti che si erano succeduti dal 1955 (John F. Kennedy, Lyndon B. Johnson e Richard Nixon) avevano ripetutamente mentito per giustificare la guerra contro il Vietnam. Tutto venne alla luce e confermato dai Pentagon Papers (le carte segrete del Pentagono), che la Corte Suprema americana dichiarò autentiche e pubblicabili.
Robert McNamara, nel 1967 segretario alla difesa, volle analizzarne qualche stralcio. Si trattava di spulciare 47(!) volumi, che il Pentagono aveva prodotto nell’arco di 20 anni. Mentì John F. Kennedy, che era letteralmente “ossessionato” dai comunisti vietnamiti, mentì B. Lyndon Johnson che, nel più assoluto segreto, fece bombardare il Laos e mentì il repubblicano Richard Nixon, che ordinò di massacrare, attraverso cinici bombardamenti, la Cambogia.
McNamara e gli spioni del Pentagono
Nelle sue memorie, l’allora ministro alla difesa americana, McNamara, dal ‘61 al ‘68, ammise di non essere mai stato in Indocina: che di quel Paese lontano non conosceva né la storia, né la lingua e tantomeno i valori. Aggiungeva che lui e i suoi colleghi decisero del destino di una regione del mondo asiatico della quale ignoravano tutto. I super intelligenti del Pentagono avevano calcolato che ci sarebbero voluti 50,000 dollari per eliminare un combattente della guerriglia vietnamita e che i Vietcong disponevano di 16.000 uomini nel 1961. Ma intanto avevano infiltrato nel sud Vietnam 12.400 guerriglieri nel 1964, 37.100 nel 1965, 92.287 nel 1966, 101.263 nel 1967. Alla fine del 1971, il Pentagono stabilì che aveva speso 337.500 dollari per ogni resistente vietnamita ucciso. Una somma da comparare, obbligatoriamente, al costo di sostentamento di un semplice contadino vietnamita o laotiano o cambogiano che si stima fosse a non più di 40 dollari annuali.
Diplomazia e massacri
Dal 1961, data dell’inizio della aggressione americana al Vietnam, Henry Kissinger e Le Duc Tho, rispettivamente consiglieri dei loro Presidenti Nixon e Ho Chi Minh, intrattennero per 10 lunghi anni dei colloqui per arrivare ad una pace possibile. Ogni tentativo fallì quando, nel 1972, dal 18 al 29 dicembre, un diluvio di fuoco si riversò su Hanoi con migliaia di vittime tra i civili. Fu chiamato “bombe a Natale”, come fossero regali. 40 anni dopo, in un’intervista, Kissinger ammise cinicamente: «Il comunista Le Duc To era il rappresentante di un piccolo Paese che stava trattando con noi rappresentanti di una super potenza… Si comportò con insolenza e con il Presidente Nixon (fummo obbligati) a dimostrargli che aveva oltrepassato ogni limite». Ma la scelta più orribile fu la decisione, nel 1969, di irrorare su 2,6 milioni di ettari del Sud del Vietnam, che rappresentavano il 10% del suo territorio e il 50% delle sue foreste, la diossina, un prodotto chimico tredici volte più potente del già potentissimo glifosato. Furono spruzzati 400 Kg di diossina sopra 20.000 villaggi abitati da 5 milioni di persone. Chi si ricorda del terribile incidente di Seveso, quando 2 kg di diossina colpirono 1.800 ettari dove vivevano 37.000 persone? Cinquanta anni dopo, la diossina come arma chimica ha provocato, in Vietnam, 1 milione di morti, oltre a gravi patologie: handicap fisici e mentali, malformazioni, lesioni nervose irreversibili ecc.
L’ultimo soldato americano lasciò il Vietnam il 29 marzo del 1975. Gli Usa lasciarono sul campo 58.000 morti. 4 milioni furono i morti vietnamiti (tre quarti erano civili). Oggi, con incredibile faccia tosta, alcuni giornalisti e politici dicono che l’Ucraina è il Vietnam europeo. Da quando gli strilloni della stampa e della TV ci chiariranno chi rappresenterebbero i vietnamiti e gli americani in Ucraina? ◘
Di Antonio Rolle