Lunedì, 11 Novembre 2024

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Uniti nel segno dell'arte

CULTURA. Circuito museale Città di Castello-Sansepolcro.

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Passando in rassegna le numerose risorse storiche ed artistiche dell’Alta valle del Tevere, si ha immediatamente contezza di quanto questo territorio sia dotato di un potenziale davvero significativo, sia in termini di sviluppo turistico, che di crescita culturale. Non a caso, i precedenti numeri di questa rivista hanno raccolto spunti sulle possibili strategie che potrebbero concorrere a valorizzare questo patrimonio: di fatto i contributi pubblicati hanno ribadito unanimemente l’esigenza di incrementare e migliorare le cosiddette “relazioni orizzontali” tra i soggetti che potrebbero catalizzare il compimento di tale processo, superando le inibizioni derivate dalle divisioni amministrative e campanilistiche. A oggi, dopo aver coinvolto amministratori e altre figure di spicco nell’ambito della gestione di risorse culturali e artistiche, possiamo dunque raccogliere questo dato, rafforzando la consapevolezza che una prospettiva di piena valorizzazione dovrà necessariamente orientarsi verso una maggiore cooperazione. Parallelamente a tutto ciò, appare al contempo necessario sviscerare un ulteriore punto focale relativo a tutte quelle tipologie di risorse che ancora faticano a configurarsi propriamente come artistiche e culturali.

uniti nel segno dell arte altrapagina mese luglio agosto 2022 altrapagina mese luglio agosto 2022 1L’Alta valle del Tevere si è sempre contraddistinta per un’innata inclinazione nei confronti della creatività. Non a caso, sin dagli albori del Rinascimento questo territorio ha sempre rivestito un ruolo di primo piano nella produzione artistica, dando i natali a Piero della Francesca, Luca Pacioli (nel caso di Sansepolcro), ma anche ad altre importanti personalità che durante le diverse epoche storiche hanno mantenuto viva tale vocazione (basti pensare ad Alberto Burri a Città di Castello). Nel corso dei secoli, questo eccezionale fermento non si è limitato alla pittura, ma ha interessato quasi tutti gli ambiti artistici che ancora oggi compongono il ricco panorama culturale locale. Soprattutto tra fine Ottocento e inizio Novecento hanno iniziato ad attecchire in questo ricco humus anche altre tipologie di linguaggi, che talvolta si sono distaccati da quello artistico tradizionale per dialogare o legarsi con l’artigianato e, in alcuni casi, con la produzione industriale. Nonostante queste riconsiderazioni dell’arte in senso estensivo, i segni lasciati da paradigmi più recenti fanno fatica a essere incorporati sull’equivalente di quello che nel mondo del Jazz viene chiamato “Real book”, ovvero una raccolta di spartiti che compongono un patrimonio musicale universalmente riconosciuto.

Soffermandomi nel comprensorio valtiberino e in particolare su Sansepolcro, procederò ora a illustrare tre esempi che, a mio avviso, dovrebbero essere incorporati pienamente nell’insieme semantico delle risorse culturali e artistiche, quindi in quella trama di relazioni che cerca di valorizzare interamente il territorio dell’Alta valle del Tevere.

uniti nel segno dell arte altrapagina mese luglio agosto 2022 altrapagina mese luglio agosto 2022 2Il primo esempio è quello del merletto a fuselli. Il processo di creazione che è alla base di tale arte è figlio di una lunga tradizione artigianale, che è giunta in Valtiberina alla fine del XIX secolo: in poco più di cento anni questa è riuscita a ricongiungersi con un peculiare genius loci locale che affonda le radici nel Rinascimento, offrendo a molte donne valtiberine una fruttuosa forma di occupazione. Per sua natura, dunque, il merletto si è sempre collocato a metà strada tra arte e artigianato, producendo una forte interazione tra la sfera emozionale dei processi creativi e quella tecnico-pratica della tecnica e della manualità. Tutto ciò oggi rappresenta un segno tangibile di una storia peculiare che ci parla di emancipazione femminile, di dialogo intergenerazionale, di intense dinamiche sociali; una lunga vicenda che ha lasciato e continua a lasciare segni che hanno un indubbio valore e che potrebbero arricchire in maniera significativa ciò che questo territorio offre da un punto di vista culturale e turistico. Negli ultimi anni il merletto è stato oggetto di interessanti progetti di valorizzazione, come il percorso intrapreso assieme ad altre 26 Comuni italiani che punta a candidare questa forma di espressione artistica a patrimonio immateriale dell’Unesco. Oltre a ciò, c’è da segnalare che a Sansepolcro è presente una scuola con museo annesso; un luogo che indubbiamente sarebbe opportuno integrare maggiormente nel circuito dell’Alta Valle del Tevere sopra ricordato.

uniti nel segno dell arte altrapagina mese luglio agosto 2022 altrapagina mese luglio agosto 2022 3Il secondo esempio riguarda la tradizione della lavorazione del vetro che, pur essendo più recente, si lega ormai a Sansepolcro grazie alla presenza del Museo della Vetrata “Bernardini-Fatti” e al lavoro dell’associazione culturale “DiVetro”, la quale, oltre a organizzare una biennale dedicata a questo materiale, propone costantemente percorsi laboratoriali di ricerca e sperimentazione artistica. Lo spazio museale ricavato nella splendida ex-chiesa di San Giovanni in Val d’Afra rappresenta dunque uno stimolante punto di accesso a un orizzonte creativo che è in grado di unire la tradizione e l’artigianato ai linguaggi artistici contemporanei.

Il terzo ed ultimo esempio presenta un carattere più industriale e riguarda la Buitoni: la tradizione storica che si lega a questa importante azienda del territorio può essere riletta e presentata in una chiave identitaria? Ha senso porre i segni di un’esperienza industriale in continuità con il resto del patrimonio artistico e culturale? Personalmente credo che tali quesiti non possano che essere risolti in maniera affermativa. La Buitoni nacque formalmente nel 1827 e da quel momento in poi, le dinamiche economiche, sociali e culturali della Valtiberina sono state fortemente legate alla presenza di questa industria, che per tanti decenni è riuscita a interpretare un paradigma di stampo “fordista” in maniera innovativa e originale: sia per che ciò riguarda la gamma di prodotti, a volte più di natura farmaceutica che alimentare, sia per quello che concerne l’organizzazione aziendale, quasi di richiamo “olivettiano”. Buitoni non solo ha contrassegnato un’epoca, ma è riuscita a porre in relazione un’intera comunità con il resto del mondo. Non a caso, all’ingresso del vecchio stabilimento campeggiava una grande scritta che recitava testualmente: “Da qui in tutto il mondo”. Uno slogan che si caricava quotidianamente di una punta di orgoglio, quello di tante persone che attraverso il lavoro si sentivano protagoniste di un periodo storico ricordato dai più come particolarmente roseo. Oggi, purtroppo, di questa lunga tradizione rimane ben poco, dato che dal 1/01/2022 lo storico marchio dell’azienda, di proprietà Nestlé, ha ufficialmente lasciato il territorio in cui era nato. Questo perché il modello che sta alla base dell’economia mondiale prevede e talvolta favorisce dinamiche e logiche “predatorie” di questo tipo: in un contesto globale fortemente deregolamentato, i fattori della produzione sono sempre più mobili e le multinazionali sono libere di reperire le cosiddette esternalità pressoché in qualsiasi luogo del pianeta. In questo modo i territori possono essere soggetti a processi uniti nel segno dell arte altrapagina mese luglio agosto 2022 altrapagina mese luglio agosto 2022 5d’impoverimento che talvolta possono minarne pure i connotati identitari. Questo è ciò che potrebbe succedere in Valtiberina se non si provvederà a conservare la lunga pagina di storia che si lega alla Buitoni, non tanto in uno spazio economico che non c’è più, ma in un circuito culturale che, oltre ad alleviare la nostalgia della popolazione locale, potrebbe raccogliere l’interesse di eventuali visitatori esterni. Non a caso, negli ultimi anni si sta iniziando a pensare a un ambizioso progetto culturale in grado di custodire la memoria e, allo stesso tempo, rendere fruibile un patrimonio altrimenti destinato all’oblio; un complesso piano di azioni che dovrebbe portare alla realizzazione di un vero e proprio museo dedicato alla pasta e alla Buitoni. Insomma, un passo decisivo che dovrà essere in grado di travalicare i confini meramente emozionali dell’archeologia industriale, per effettuare una lavoro attivo sulla memoria che possa riconnettersi agli altri luoghi di interesse storico, culturale e artistico dell’Alta valle del Tevere. ◘

di Claudio Cherubini


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