Lunedì, 02 Dicembre 2024

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Le strade del dialetto

Rubrica: di(a)lettiamoci. Parlate castellane e dintorni di Matteo Nunzi.

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Io mi occupo di registrare, studiare e descrivere i dialetti dell’Emilia-Romagna e dintorni. I «dintorni» sono sempre importanti perché i dialetti vicini geograficamente si sono spesso influenzati nel corso della Storia. In particolare, il nord dell’Umbria ha risentito di una certa influenza romagnola. Quest’influenza, irradiatasi soprattutto da Rimini, si è fatta sentire nelle Marche settentrionali fin sotto Ancona ed è arrivata in Umbria settentrionale, per poi proseguire verso Arezzo. Fra Arezzo e Perugia c’è un’area, quella dell’Alto Tevere, con alcuni dialetti che risentono particolarmente del vocalismo romagnolo: si tratta di Città di Castello e di Sansepolcro, con tutto quello che ci sta in mezzo, o accanto.

Quando ancora non avevo sentito parlare di Lugnano, ed ero stato a Città di Castello una sola volta per registrare, sapevo che era cruciale descrivere per bene questa zona, in quanto rappresenta uno dei punti di giuntura tra il Nord e il Centro Italia. Ebbene, era l’inizio del 2013, e stavo lavorando a un grosso studio sui dialetti romagnoli, pensando con sconforto che stavano passando gli anni e ancora non ero riuscito ad occuparmi dell’Umbria settentrionale. In quel momento arrivò un messaggio di posta elettronica di un ragazzo lugnanese di 25 anni, che aveva trovato i miei studi su Internet e mi chiedeva aiuto per decidere come scrivere il suo dialetto, in cui voleva pubblicare un libro. Insomma, stava cercando una specie di «perizia ortografica», dato anche che la parlata in questione sembrava non sovrapporsi completamente con quella castellana cittadina. Risposi subito che avrei risposto volentieri alle sue domande, ma che le mie nozioni dei dialetti di area castellana, e dell’Umbria settentrionale in genere, erano insufficienti, per cui anzitutto bisognava registrare dei parlanti. Gli indicai i miei due primi informatori di Città di Castello, Dino Marinelli e Giovanni Ottaviani, e lui subito li registrò, aggiungendo anche la voce di suo padre, che per l’appunto parla in lugnanese. Allargò poi il campione successivamente.

Cominciammo allora una fitta corrispondenza, e i rispettivi libri ne trassero grande beneficio: io potei inserire nel mio studio sui dialetti romagnoli un’appendice sul castellano e il lugnanese, per mostrare due cose: 1) come un dialetto dell’Italia Centrale possa esser stato influenzato dal Nord; 2) come in un’area tutto sommato ristretta come quella di un Comune, mi riferisco qui al Comune di Città di Castello, possano effettivamente convivere due sistemi vocalici abbastanza diversi da dare origine a due inventari fonologici distinti. Anche il lavoro di Matteo prese quota: in seguito alla mia perizia ortografica, lui cominciò a scrivere una serie di racconti, e ne nacque il libro tutto in dialetto La vóci dela Mìnima. La Madònna a l’Ulivéto e Vejjéte nantra mulica, con un’introduzione in italiano che spiegava lo scopo del volume e che, devo dire, mi colpì per la sua forza argomentativa.

Tornato finalmente in Umbria, oltre a partecipare alla presentazione de La vóci dela Mìnima presso il locale liceo classico, feci con Matteo un bel giro per studiare i dintorni: mentre registravo, Matteo ascoltava e si entusiasmava sempre di più per la dialettologia. Negli anni successivi ha infatti pubblicato una grammatica del dialetto lugnanese, in cui opera vari confronti con altri dialetti dell’Umbria settentrionale (e della quale sta per vedere la luce une terza edizione riveduta e ampliata). Più recentemente è tornato a occuparsi di letteratura traducendo Il piccolo principe in lugnanese e pubblicando una raccolta di sue poesie e altri testi brevi dal titolo Fòjji (volume iniziale di una serie). Le ultime pubblicazioni sono state presentate per la prima volta nell’incontro tenutosi lo scorso 26 maggio a Citerna, dal titolo Le strade del dialetto.

La collaborazione con Matteo prosegue tuttora, nella raccolta di nuovo materiale sonoro e per altri lavori da lui intrapresi autonomamente. Se vorrete seguirlo anche in questa sua rubrica, sarete di certo in buone mani. ◘

Di Daniele Vitali


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