Elezioni a Città di Castello. Le elezioni del passato.
Vi ricordate di quando il Partito Comunista prendeva il 46,2% dei voti? E a Sinistra c’era pure il Partito Socialista con il 12,6%? Era il 1979, a Città di Castello. Ma in gran parte della vallata i dati erano grosso modo analoghi. In quelle elezioni politiche, cacciandoci dentro pure i repubblicani, i radicali, i socialdemocratici e i demoproletari, il perimetro del cosiddetto Centro-sinistra valeva a Castello oltre il 66%, due terzi dei votanti. I quali erano quasi il 93% degli aventi diritto al voto.
I più giovani non lo possano ricordare. Ma chi ha dai 61 anni in su dovrebbe ricordarlo molto bene, perché in quel 1979 ci andò alle urne.
Passa qualche anno. Va in crisi la prima repubblica, diversi partiti cambiano nome, scende in campo Berlusconi e via dicendo. Vi ricordate quando alle politiche del 2006 l’Ulivo di Prodi aveva a Castello oltre il 40% dei voti e, con tutti gli altri partiti, il Centro-sinistra (Cs) arrivava al 56,6%? Lo ricorderanno anche tanti giovani, perché in quel 2006 furono elettori coloro che ora hanno da 34 anni in su…
Due anni dopo, il Pd da solo raccoglieva 11.522 voti (il 43,8%). Addirittura 7.000 più di oggi. E alle elezioni regionali del 2010 il Cs aveva ancora una sontuosa maggioranza, con il 57% dei consensi. Appena 11 anni fa.
Però, a ben vedere, qualcosa di preoccupante stava succedendo. L’ubriacatura della vittoria, in quel 2010, non fece cogliere ai “politici” alcuni gravi segnali. Pur vincendo, con oltre il 33% dei voti, il Pd ne aveva persi oltre 4.000 rispetto a due anni prima. Si sottovalutò la crescente disaffezione dell’elettorato: andarono alle urne solo il 69% degli elettori.
Da allora il Cs ha pensato a gestire il potere senza chiedersi come e perché la nostra società stava cambiando. Intanto la gente perdeva fiducia nella capacità del Cs di risolvere i suoi problemi, di prospettare un ideale comunitario condiviso. Così il Cs ha perso la Regione Umbria, ha perso Perugia e altri importanti comuni. Tuttavia ha continuato a gestire senza una visione strategica il potere che manteneva. Illudendosi per qualche “vittoria di Pirro”, come le comunali tifernati dell’anno scorso.
Ora il tracollo. Certi risultati territoriali dovrebbero far riflettere. A Cerbara, il Centro-destra (Cd) espugna l’ex-roccaforte comunista con 174 voti più del Cs; Fratelli d’Italia (FdI) batte il Pd di quasi 20 voti. A Trestina il collasso del Cs è impressionante: il Cd vince con 1.021 voti, 699 in più del Cs. Il Pd è in rotta: ha 364 voti in meno di FdI.
Si sente parlare dell’importanza del radicamento dei politici nel territorio. Mah… Là dove è radicato il sindaco Luca Secondi, a San Leo, il Cs ha molto meno della metà dei voti del Cd; il Pd ne ha una cinquantina in meno di FdI. Anche nella zona di Morra e Volterrano del consigliere regionale Michele Bettarelli e di altri noti esponenti democratici locali, vince di brutto il Cd, con il doppio dei voti del Cs; il Pd raccoglie 45 voti in meno di FdI. Pochi chilometri più in là, a Petrelle, il Pd quasi non sanno cosa sia: ha ottenuto la miseria di 8 voti contro i 58 di FdI…
Insomma, è in corso uno sconvolgimento sociale, culturale e politico, in un contesto economico e internazionale drammatico. Avranno voglia gli esponenti dello schieramento di Centro-sinistra e antipopulista di avviare una seria riflessione? Oppure, come lascerebbe supporre quest’ultima fiacchissima campagna elettorale, continueranno a essere travolti dagli eventi? ◘
di Redazione