RUBRICA. Con gli occhiali di Alice.
Diciamolo chiaro: Giorgia Meloni si merita i complimenti di tutte le donne d’Italia, comunque la si pensi in politica, perché è un esempio; con la sua preparazione, con la sua esperienza, con la sua grinta, assolutamente lodevole, ha dimostrato che le donne ce la possono fare su tutti i fronti, anche in politica. Questo almeno glielo dobbiamo.
Sono tre mesi che ne parliamo, dall’inizio della campagna elettorale: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, sarà probabilmente Primo Ministro e prima donna alla guida del governo dopo 76 anni di storia repubblicana. Ma il discorso è tutt’altro che chiuso. A molti, e siamo la maggioranza (66% degli elettori non l’ha votata), il fatto suscita comunque inquietudine e malumore, per i motivi di cui sappiamo; però di fronte alla forza cogente del risultato elettorale, ce ne siamo fatti una ragione, come si dice. Avremmo preferito che fosse di Sinistra la prima donna premier? Se è per questo, avremmo preferito che la Destra-centro non andasse mai al governo, tuttavia è arcinoto che la Sinistra ha guai così gravi, da far ritenere che quello di una donna premier non è proprio il primo dei problemi.
Dunque, se Giorgia Meloni sarà Presidente del Consiglio potrebbe succedere che governi tanto male da cadere assai presto (come ci fanno sapere i “bene informati”), oppure, del tutto inaspettatamente per i tanti che non l’apprezzano, che governi bene, “abbastanza bene”, nonostante la sgangherata compagnia di Berlusconi e Salvini sia un ulteriore motivo di preoccupazione, almeno quel tanto da tenere in piedi l’azienda Italia – Pnrr compreso –, non peggio di chi l’abbia preceduta. Nel primo caso la caduta non sarebbe solo la sua e dei “compari” (patrioti, leghisti, compagni di merende, ecc.) ma dell’Italia tutta, che con il debito pubblico che abbiamo... nessuno osa pensare a quale prezzo potremmo pagarne la disfatta. Nel secondo caso, i detrattori dovranno rimangiarsi in buona parte le paure, gli improperi, la sfiducia, che hanno espresso fin qui. E ammettere obtorto collo che in qualche modo si sono sbagliati.
Lasciando le analisi e le ipotesi più serie ai politologi, per “amor di patria” (patria in senso civile come “cosa pubblica” e non come nazione…), per una volta vogliamo essere fiduciosi e propositivi? Perché non credere che con il nuovo corso saranno mantenute le promesse di posizionamento nello scacchiere internazionale in forza dell’europeismo e dell’atlantismo? E che non ci sarà nessuna volontà di smantellamento dei diritti civili conquistati, compresa la legge 194? Perché non immaginare che Giorgia Meloni potrebbe dare prova di vera adesione all’antifascismo celebrando il 25 Aprile e il 2 Giugno, e che sull’immigrazione cercherà giustamente una collaborazione con l’Europa, senza avventurarsi in leggi spaventose “alla Salvini”? Insomma, vogliamo sperare, con un eccesso di “ottimismo della volontà”, che il tessuto sociale e culturale democratico del nostro Paese, sia pure un po’ “acciaccato”, sia un antidoto e nello stesso tempo un nutrimento sufficienti per Meloni per scongiurare pericolose derive sovraniste e anzi per stimolare in lei il desiderio di diventare una leader credibile, migliore di tanti capetti di partito maschi.
È un sogno... ma qualcuno ci crede sicuramente. In ogni caso sarà brevissimo. Sarà brevissimo il tempo che ci attende per fare i conti con la realtà. ◘
di Daniela Mariotti