La crisi climatica e ambientale dovrebbero essere al primo posto nell’agenda di qualsiasi governo, perché ne va di mezzo la sopravvivenza della vita umana e di tutte le altre specie viventi. Guido Viale non si fa illusioni: nel giro di pochi anni il clima potrebbe raggiungere un punto di non ritorno e nel corso di un secolo la Terra potrebbe essere un pianeta inabitabile.
Di questa situazione siamo tutti responsabili, a misura del nostro reddito, dei nostri consumi, delle attività produttive in cui siamo impegnati. Se non agiamo subito, contribuiamo a distruggere il futuro delle prossime generazioni. Non possono crescere redditi, occupazione, salute, relazioni gradevoli in un mondo in cui i disastri ambientali e le migrazioni si moltiplicano: acqua ed energia mancheranno sempre più spesso, virus e malattie sconosciute si diffonderanno ovunque, le forniture di materie prime metteranno in crisi i nostri posti di lavoro e scoppieranno guerre per accaparrarsi le risorse.
Da ambientalista qual è, Guido Viale parla di dissesto idrogeologico, di cementificazione selvaggia, di desertificazione del suolo, di inquinamento devastante, ma soprattutto della perdita di diversità, senza la quale la specie umana è destinata a estinguersi. Siamo nel mezzo della sesta estinzione di massa, come quella che ha colpito i dinosauri. Ma le precedenti erano processi naturali che si sono protratti nel corso dei millenni, quella attuale è provocata dall’azione umana ed è rapidissima. Ogni anno si estinguono migliaia di specie sul pianeta. È un’autentica guerra, come quella che si sta realizzando nel cuore dell’Europa.
Per Guido Viale la guerra è inaccettabile e insostenibile sempre, ma ancora di più oggi con l’uso di armi più micidiali che contribuiscono a emettere gas serra e con il rischio di ricorrere alle armi nucleari. È una spada di Damocle che pende sulla nostra vita. La crisi climatica e ambientale è all’origine di molti conflitti scatenati per accaparrarsi le risorse del pianeta, anche perché non ne abbiamo uno di riserva. Si verificano così migrazioni di massa per sfuggire alla miseria e alle guerre, man mano che l’ambiente e il clima si deteriorano. Questi profughi vanno accolti creando un ambiente accettabile e, se vogliono, possono tornare nei Paesi d’origine da protagonisti della rigenerazione dei loro territori.
La globalizzazione attuale ha diffuso un sistema industriale estrattivo e una economia lineare che succhiano le risorse della terra, le restituiscono solo scarti e le impediscono la rigenerazione degli ecosistemi. L’unico antidoto è quello di non prelevare più risorse rilasciando scarti in tutto il mondo e di trasformare l’economia lineare in quella circolare, eliminando le produzioni inutili e dannose.
Viale si chiede se sia possibile fermare il cambiamento climatico con nuove tecnologie e risponde che le tecnologie non sono neutrali. Quelle messe a punto negli ultimi due secoli erano funzionali alla crescita e all’accumulazione del capitale, ma non affrontano le cause della crisi climatica. Riproporre il nucleare o catturare il carbonio e metterlo sottoterra significa dimenticare i disastri già avvenuti, con la quasi certezza che si ripeteranno ancora. L’alternativa tecnocratica di “spegnere il sole” è ancora più pericolosa perché ci espone a rischi giganteschi senza la certezza che vada a buon fine.
Ci sono moltissime tecnologie “buone” che sfruttano le fonti rinnovabili, come il sole, il vento, le onde, le maree, la caduta d’acqua, la geotermia, purché il loro controllo sia in mano a una comunità e non a speculatori privati.
Di fronte a una crisi globale i politici, i media e i manager continuano a invocare la crescita come unica soluzione, senza rendersi conto che il sistema poggia sulle disuguaglianze. Solo l’1 per mille della popolazione ne ha beneficiato, mentre la maggioranza ne ha pagato le conseguenze in termini di reddito, di salute, di benessere, di solitudine in un mondo sempre più ingiusto. Nel momento in cui ci troviamo dobbiamo imboccare la via della decrescita e della deglobalizzazione, potenziando la cura delle persone, del territorio, degli ecosistemi, della vita sulla Terra. In un mondo dominato dal patriarcato sono state proprio le donne l’antidoto ai problemi dell’incuria del sistema produttivo degli ultimi secoli.
Comunque il clima sulla Terra è destinato a cambiare in peggio, la vita sarà molto più difficile per tutti, tranne per coloro che ne sono i principali responsabili. Per mitigare il clima si può lavorare seriamente per adattarsi alle nuove condizioni e intessere rapporti diretti tra comunità e comunità perché si possano tenere in piedi le produzioni essenziali. Per fortuna ci sono molte lotte e piccole iniziative diffuse dove si esperimentano veri cambiamenti. Proprio i giovani possono mettersi alla prova con convinzioni e l’orgoglio di essere protagonisti di una svolta radicale che dovrà coinvolgere tutto il pianeta. Sta nascendo una nuova generazione, quella di Greta, condannata a subire le conseguenze gravissime dell’attuale inerzia della politica e per questo consapevole della necessità di cambiare le cose al più presto. ◘
di Achille Rossi