Martedì, 23 Aprile 2024

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L'amicizia sociale

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La presenza di Marcelo Barros, biblista e teologo della liberazione, rappresenta la voce di coloro che sono schiacciati dal potere e dal denaro, ma al tempo stesso custodiscono la vera speranza del futuro. Nelle settimane scorse ha visitato un villaggio di indios e ha accennato al tema del nostro convegno su “L’urgenza della politica”.

«Strano – ha suggerito un fratello – se parlano dell’urgenza della politica vuol dire che non c’è, perché noi non abbiamo urgenza di qualcosa che abbiamo».

Barros gli ha spiegato che esiste una politica ufficiale, un certo modello politico e l’indio gli ha risposto che senza un bene comune non c’è politica. C’è una bella differenza tra politica come vocazione e politica come professione ed è fondamentale passare dall’una all’altra. In America Latina ci sono stati profeti cristiani e laici di una nuova politica, come Chico Mendes, Hélder Câmara, Oscar Romero, canonizzato tre anni fa da papa Francesco, che si era prefissato il compito di ripristinare la dignità della politica. Barros ricorda con commozione l’espressione di Câmara: “Quando parlo di aiutare i poveri, tutti mi chiamano santo; quando chiedo perché sono poveri mi chiamano comunista”.

Adesso in Brasile si è insediato un Presidente che sostiene di non essere un politico perché la politica non gli piace, e assistiamo a una tragedia. Perciò attraverso un lavoro di base dobbiamo ritrovare lo spirito e il fascino della vera politica, liberandoci dal sistema finanziario, dalla cultura della guerra, dall’assuefazione alla diseguaglianza. Occorre costruire la politica dalla radice.

Bal amicizia sociale altrapagina mese ottobre 2022 4rros desidera promuovere una spiritualità non religiosa ma semplicemente umana. In Brasile il movimento Sem Terra, che è laico, parla di mistica nel senso della forza interiore che scaturisce dalla radice dell’umanità. Purtroppo fin da bambini siamo stati educati a inseguire il consenso, riducendo tutto a competizione, tanto che la società stessa si radica nell’individualismo. Anche le Chiese fanno lo stesso. Quando era entrato nel monastero benedettino, Barros rimase scandalizzato perché c’erano i gradi dei santi in cielo anche nelle celebrazioni: hanno cambiato il linguaggio, ma la cultura è la stessa. Quando è morto Bettino Herbertin, sociologo brasiliano che ha creato un grande movimento contro la fame, Leonardo Boff ha affermato che Bettino era arrivato in cielo e san Pietro gli ha dato il benvenuto perché aveva sempre aiutato i poveri. Ma Bettino si era fermato dicendo: «Non posso entrare se non entrano tutti». Questa è l’autentica radice della sensibilità umana. Per affrontare Bolsonaro la Conferenza dei vescovi ha stampato un libretto dal titolo accattivante: Ritrovare lo spirito e il fascino della politica, con una citazione di Gandhi: «Comincia da te il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».

Per superare l’individualismo occorre riscattare l’amicizia sociale e politica. Nell’enciclica Fratelli tutti papa Francesco ha concentrato l’attenzione sulla fraternità universale e sociale. Nel Vangelo Gesù ha detto ai discepoli che erano i suoi amici, l’amicizia dunque è una scelta; l’amicizia sociale invece è con tutti ed è la cura per tutta la società, soprattutto per i più vulnerabili, con una specie di empatia che permette di sentire l’altro. Nelle più importanti città del Brasile le persone impiegano due ore al giorno per andare al lavoro e altrettante per tornare, con mezzi di trasporto che non funzionano, per guadagnare uno stipendio da fame, in una condizione paragonabile a quella degli schiavi del 18° secolo, senza alcuna cura e protezione sociale. Per questo papa Francesco ha parlato di una nuova politica di pace e di un dialogo intergenerazionale che coinvolga i giovani sui valori fondamentali.

l amicizia sociale altrapagina mese ottobre 2022 5Alle domande di Marcelo Barros l’amico indio ha risposto con una risposta fulminante: «bisogna imparare a ballare». Credo che parlasse per la propria società, non quella occidentale che considerava la musica, il ballo, la danza come cose poco serie rispetto all’importanza del denaro. Quando si trovava in monastero Marcelo lavorava in una favela molto povera e tentava di far acquisire alle persone una certa coscienza sociale, ma la gente gli rispondeva: «La mia vita è così dura che non riesco più a preoccuparmi al di là della casa del mio vicino». Nella festa di S. Giovanni Battista ha potuto assistere alle feste tradizionali e ha visto la comunità organizzata, unita, disciplinata seguendo la musica e i passi di danza. È un atteggiamento creativo che attraverso la danza crea unione, solidarietà e soprattutto coinvolge i giovani, perché si è generato un fossato tra due generazioni. Alcuni vorrebbero parlare della diversità sessuale, altri della rivoluzione, due mondi completamente diversi. Barros cerca di accompagnare i giovani ed è meraviglioso vivere con loro in amicizia anche quando intellettualmente non li comprende.

Barros invita a una nuova resurrezione, a un rinnovamento strutturale. Nella Bibbia si è parlato della resurrezione di un popolo in esilio, il primo è stato il profeta Ezechiele; nel Nuovo Testamento si è parlato della resurrezione di Gesù e delle persone, ma a partire da una resurrezione collettiva. Si tratta di una nuova resurrezione dall’aspetto politico, di un cambiamento totale, di una nuova terra e un nuovo cielo, come dice l’Apocalisse.

A Caracas hanno chiesto a Barros di parlare di mistica e si è imbattuto in un militare di leva che gli chiedeva di benedire la loro rivoluzione. Marcelo gli ha spiegato che se è una vera rivoluzione non ha bisogno di benedizioni: se c’è uguaglianza fra uomini e donne, cura della natura, ascolto della madre Terra, rispetto dei beni comuni.

Barros ha promesso al suo amico indio di far ballare il pubblico del convegno e adopera un canto della tradizione ebraica: shekinà, shekinà, shekinà… È la tenda divina che è l’universo, abitato dall’amore, e Dio è visto come un utero che accoglie e protegge. Nel ballare si fa come una madre che prega con un bambino in braccio che ha finito di succhiare il latte e riposa tranquillo nelle sue braccia.

Per Barros il capitalismo è fondato sulla paura e sull’insicurezza, ma le piccole comunità hanno fiducia che l’amore sia più grande della paura e lottano con la parola e la poesia. In alcuni Paesi gli indios sono sequestrati e ridotti in schiavitù, ma la loro esistenza ci insegna che dal basso è possibile cambiare il mondo. ◘

di Achille Rossi


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