Martedì, 03 Dicembre 2024

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Che carcere vuole la Destra?

Rubrica: Con gli occhi di Alice.

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Il nuovo Parlamento si è insediato da poche settimane. Equilibri politici, economia, la guerra e le emergenze… L’Europa e il Pnrr innanzitutto. Densissimo il programma del Governo Meloni. Nessuno toccherà i diritti civili, è stato detto e ripetuto. Va bene, ci crediamo, vogliamo crederci.

E dunque come spiegare la proposta di modifica dell’art. 27 della Cost. sui diritti dei detenuti depositata il 13 Ottobre dal deputato alla Camera Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia? E già avanzata, peraltro, dallo stesso onorevole già nel 2013 e poi nel 2018? I soliti noti ci riprovano: in estrema sintesi alcuni parlamentari (Fratelli d’Italia e Lega) contestano la validità della pena rieducativa, ne evidenziano i limiti (non tutti possono essere rieducati!) e propongono in alternativa la funzione retributiva della pena stessa, ovvero carcere duro, fino all’ultimo giorno, e pene afflittive. In altre parole: siamo tutti fratelli (d’Italia, sia chiaro), siamo patrioti (ovvero cittadini di serie A, perché qui abbiamo i nostri padri), siamo cristiani (amiamo il prossimo, ma solo se non delinque!) e, nello stesso tempo, siamo ostinatamente ignoranti, populisti e demagoghi. Del resto a mandare in galera, anche solo verbalmente, i ladri di polli, le prostitute e gli immigrati si prendono voti a fiumi, senza fatica, senza offrire alcuna argomentazione. Salvini e la Lega, ai tempi del governo Conte 1, ne sono stati un esempio tristissimo. Niente di nuovo purtroppo, perché nell’alveo della cultura di destra è sottesa una libidine manettara e giustizialista, una sottocultura per meglio dire, completamente sorda agli studi sociali, alle ricerche sul campo, alle statistiche, che hanno ampiamente e ripetutamente dimostrato che un carcere più umano, lavoro e pene alternative sono condizioni fondamentali per impedire ai condannati di tornare a delinquere e infine per rendere più sicura la società tutta.

Difficilmente una modifica di questo genere sarà approvata, non solo perché la Destra non ha il 65% dei voti in Parlamento, ma soprattutto perché lo stesso neo Guardasigilli Carlo Nordio si è già espresso a favore di una riforma della Giustizia che vede il carcere come estrema ratio e comunque nella direzione dell’applicazione dell’articolo 27 Cost. In particolare il terzo comma  “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” sottolinea l’obiettivo non raggiunto in questi 76 anni, o che ha visto risultati modestissimi, come ben sappiamo.

Ma la proposta è comunque un segnale importante della spaccatura culturale profonda che c’è all’interno della classe dirigente partorita da queste elezioni e da questo Governo. Il tema carcere è un tema caldissimo e doloroso. Parlare di riforme in questo ambito è un’ottima occasione per fare chiarezza sul modello di carcere che vuole la Destra italiana. Giorgia Meloni, fin dalle prime settimane dalla sua elezione, sta cercando il rispetto anche di numerosi suoi avversari, proprio per l’impegno manifesto di rendere “istituzionale” la sua Destra, di chiaro stampo postfascista. Non è scontato che ci riesca, anche per la zavorra, che costituiscono i suoi alleati, Berlusconi e Salvini. Il carcere, una buona riforma delle carceri, potrebbe essere per lei e per quella destra liberale, che ancora non ha credibilità, uno dei banchi di prova di questo difficile passaggio. Sarebbe solo una delle tante riforme che non ha fatto la Sinistra.

di Daniela Mariotti


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