I luoghi della memoria. Anghiari. Renicci, un campo di concentramento da ricordare.
Renicci è il toponimo che contraddistingue qualche ettaro di terra nella frazione agricola Motina di Anghiari. Ha una notorietà che travalica i confini nazionali. È stata citata da Primo Levi, Sandro Pertini, Igo Gruden e Josip Broz “Tito”; è stata meta di ambasciatori e rappresentanze diplomatiche e ha catturato l’interesse di giornalisti e storici italiani e jugoslavi.
La sua fama è dovuta al fatto che tra l’ottobre 1942 e il settembre 1943 fu sede di uno dei principali campi di concentramento per civili jugoslavi, per la maggior parte sloveni rastrellati nella “Provincia di Lubiana” e, in parte minore, di croati del ”Fiumano-Kupa”, tutte zone occupate e annesse dall’Italia fascista già dall’aprile 1941. Si stima che gli internati totali furono almeno 9.000: un crocevia impressionante di storie personali, di spaccati di vita, di antifascismo, di lotta, di sofferenza. Furono almeno 159 le vittime, causate dal duro regime, morti letteralmente di stenti, di freddo, di fame, di sfinimento. Per dirla con le parole di un ex internato, “gli internati si spegnevano come lumicini senz’olio…”. A distinguerlo dagli altri campi del genere fu il trasferimento di tutti gli ex confinati nelle isole che Badoglio non volle rilasciare nonostante la caduta del fascismo. Vennero concentrati qui da Ustica, Ventotene, Ponza, Fertilia e Pisticci. Si trattava di anarchici italiani, qualche comunista e molti stranieri tutti considerati “insuscettibili di ravvedimento”, potremmo dire la crema dell’antifascismo al confino. Seppur in piccoli numeri, a Renicci si vennero quindi a trovare italiani, greci, albanesi, eritrei che si unirono a sloveni, croati, montenegrini, serbi.
Con la fine della guerra il campo venne abbandonato e quasi totalmente smantellato, finendo per essere dimenticato dalla storiografia per decenni. D’altronde era una brutta pagina del fascismo che era meglio dimenticare. Se Renicci è ancora vivo lo dobbiamo all’interesse jugoslavo, e particolarmente sloveno, e ad Odilio Goretti, che ha dedicato tutta la vita a questa memoria.
A ottobre, in occasione dell’80° anniversario dell’apertura del campo, è stata dedicata a Renicci una due giorni per raccontare quelle storie e ampliare la conoscenza nella nostra valle ed oltre. Era presente una delegazione slovena ed è stata avviata una collaborazione ufficiale con lo ZZB NOB Slovenje (l’ANPI sloveno). Il secondo giorno è stato dedicato ai ragazzi delle scuole. Un manipolo di persone e associazioni di Anghiari da anni si impegnano con passione per questa memoria. Si tratta del Teatro, della Filarmonica, dell’associazione giovanile Mearevolutionae e di alcuni privati che con la collaborazione e il patrocinio delle sezioni ANPI della valle e del Comune di Anghiari provano ad arricchire e divulgare una memoria tanto “scomoda” quanto storicamente importante
Da qualche anno sono stati ristabiliti importanti contatti con la Slovenia, con fruttuose forme di collaborazione e numerose visite in nome dell’antifascismo e dell’amicizia tra i popoli.
di Marco Draghi