BENI CULTURALI. Intervista a Veruska Picchiarelli, direttrice del Castello Bufalini.
Il Castello Bufalini di San Giustino ha appena vissuto l’inaugurazione di due importanti interventi: il recupero dell’anticamera di Filippo I e il restauro delle ‘stufette’ decorate da Cristofano Gherardi nella Torre Maestra: artefice di questo inedito attivismo la nuova direttrice del Castello Veruska Picchiarelli, trovatasi in totale sintonia con il noto efficiente dinamismo dell’assessore Milena Crispoltoni.
Riflettori del mondo culturale puntati sul Castello Bufalini, non accadeva da tempo…
«In effetti credo non ci sia mai stata tanta attenzione sul Castello; senza dubbio è segno che si sta lavorando molto per la sua valorizzazione e visibilità. I restauri recenti hanno avuto, sul pubblico, un fascino particolare perché hanno riportato all’antico splendore manufatti e affreschi di grande valore, e tutto ciò diventa occasione importante di promozione».
Quali sono i prossimi cantieri che saranno aperti nel quadro più generale del pieno recupero strutturale del Castello?
«Il primo riguarda il restauro dei tre ultimi ambienti affrescati da Cristofano Gherardi, sui quali non si era sinora intervenuti: la Sala dei Fasti Romani, quella dei Fiumi e la stufetta di Venere, deliziosa stanzetta sinora inaccessibile, situata in un’ala del castello ancora non aperta al pubblico. Seguiranno i lavori finalizzati alla messa in sicurezza dell’intero primo piano del Castello, che sarà così integralmente reso fruibile ai visitatori: se ne faciliterà l’accessibilità con la realizzazione dell’ascensore, con l’ulteriore risultato di musealizzare questi spazi, in virtù dell’allestimento di telecamere, luci e infissi attualmente cadenti. Ulteriori interventi sono previsti per la manutenzione generale dell’intero maniero, dalla protezione dell’arenaria così fragile al tetto; molta attesa c’è poi per il recupero delle fontane del giardino, che torneranno quindi a funzionare. Ma il progetto maggiore sarà reso possibile dalle ingenti risorse (2 milioni e mezzo di euro) di uno stanziamento diretto da parte della Direzione Generale del Ministero – uno di quei grandi finanziamenti ministeriali che in passato hanno riguardato per esempio Pompei – che consentirà di intervenire su tanti altri spazi del Castello, dalla Torre Centrale, alle cantine, sino alla cappella».
La ventata da Lei portata ha suscitato rinnovato entusiasmo nei volontari degli “Amici dei Musei”: quanto è importante il volontariato organizzato per garantire maggiore fruibilità al Castello?
«Un ruolo sempre più importante ci sarà per loro, e ci sarebbe anche se avessimo una ventina di dipendenti in organico, perché gli “Amici dei Musei” garantiscono la qualità nell’accompagnamento ai visitatori, con tanto di competenza nella guida degli stessi. La loro passione è un nostro tesoro e, oltretutto, si è creata una sinergia straordinaria sul piano umano, al punto che sono previsti nuovi ingressi nell’associazione la cui iscrizione consente l’ingresso gratuito a tutti i grandi musei nazionali, dagli Uffizi al Colosseo; per cui rivolgo un appello a quanti più possibile riescano a dedicare una piccola parte del loro tempo alla cura dei beni culturali».
È prevedibile a breve anche un aumento del personale in organico per consentire una più funzionale apertura al pubblico del maniero?
«Durante l’anno in corso l’organico è stato implementato di due unità, risultate validissime, provenienti da concorsi pubblici (uno regionale e uno addirittura nazionale), che si sono aggiunte ai due storici dipendenti; c’è la concreta possibilità di ulteriori assunzioni entro fine anno, attingendo dalla graduatoria dei suddetti concorsi, che secondo la volontà ministeriale dovrebbe restare aperta: ciò ci permetterebbe di estendere l’attuale apertura domenicale delle Sale al sabato, con evidenti ricadute sotto il profilo dei flussi di visitatori».
Sembra esserci in Lei, al di là dell’indiscussa professionalità, un impegno pieno anche sul piano emotivo per la valorizzazione di questo monumento: percezione esatta?
«Questo è il complimento più bello che ricevo molto spesso, e ne sono felicissima, poiché è passione vera quella che metto in questo compito di tutela del patrimonio culturale comune. Il mio legame viscerale con la Galleria Nazionale dell’Umbria risale al giorno della mia assunzione, nella ricorrenza esatta del mio 21° compleanno… e poi il Castello Bufalini mi è entrato nel cuore in maniera inaspettata per il contesto umano bellissimo dei colleghi, oltreché delle Istituzioni e dell’ambiente altotiberini, un autentico valore aggiunto che incoraggia la mia funzione».
Spesso la Soprintendenza, come altre Istituzioni con sede a Perugia, hanno trascurato le eccellenze architettoniche altotiberine: si può dire che con la sua nomina s’intravede una qualche controtendenza?
«Va specificato che sino al 2014 esisteva un’unica Soprintendenza che doveva occuparsi di tutto…, con la riforma Franceschini il polo unico è stato ripartito in diversi uffici e dirigenti, e quindi la Direzione Regionale dei Musei prevede da un lato la gestione dei Musei autonomi (da noi la Galleria Nazionale di Perugia), e dall’altro quella relativa ai musei statali minori come il Castello Bufalini. Comprendo il fatto che sinora i territori periferici hanno sofferto di un’attenzione non paritaria per motivi diversi, primo tra i quali la distanza dal centro regionale. In più, però, l’Alto Tevere si connota per un altro aspetto, che si percepisce vivendo la situazione locale: qui c’è un’anima produttrice, una forza a se stante che ne fa un microcosmo del tutto particolare, per cui sembra quasi che necessiti di minore considerazione rispetto, per esempio, a una zona ancora più marginale come la Valnerina, sulla quale si sono però appuntati i riflettori per la sua fragilità evidenziata dai fenomeni sismici e climatici subìti. Si pensi poi all’esiguità del personale, con due soli storici dell’arte per l’intera Umbria, un vero problema tuttora irrisolto».
Non sarebbe auspicabile che il Castello (come Villa Graziani) potesse entrare in un pacchetto turistico integrato di vallata umbro-toscana?
«Sono molto d’accordo: la vallata spezzata in due sul piano amministrativo è in realtà un unicum non soltanto sotto il profilo geografico, ma pure socio-culturale. Stiamo pensando a una maggiore integrazione con Sansepolcro e Anghiari con tre progetti mirati, mentre la stessa R.I.M. (Rete Interattiva Museale) umbra, che per sua natura e definizione è circoscritta alla Regione, può costituire un trampolino per un’estensione ai territori confinanti innanzitutto sul piano della comunicazione, come già stiamo facendo con l’Aboca Museum»
di Massimo Zangarelli