«Se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale».
(Piero Calamandrei)
Piero Calamandrei non è un intellettuale amato dai componenti del Governo presieduto dall’On. Meloni; altrimenti avrebbero avuto maggiore prudenza nell’inviare il messaggio che hanno deciso di mandare non solo agli studenti, ai docenti e alle famiglie, ma a tutti i cittadini italiani e all’universo politico europeo ed extra europeo.
Cosa significa intitolare al Merito il Ministero dell’Istruzione? “il manifesto” di domenica 23 novembre 2022 ha avvertito che “Arrivano i mostri”, ha denunciato le carte truccate di un lessico che punta all’egemonia culturale aggiungendo il “merito” all’istruzione (e la “natalità” alla famiglia) e - soprattutto – promuovendo «la lotta di tutti contro tutti, nella società degli individui, la società del merito» (Carlo Rovelli).
Il Ministero dell’Istruzione ha cambiato nome sotto il regime fascista, quando Mussolini ha deciso di denominarlo, per chiare ragioni ideologiche, “Ministero dell’educazione”. Caduto il fascismo, nel 1946 è stato modificato il nome ed è stata aggiunta alla parola Ministero l’espressione “Pubblica Istruzione”, in seguito collocata nella complessiva denominazione Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), per ritornare ad essere MI (Ministero dell’Istruzione) fino a sabato 22 ottobre 2022, e per trasformarsi in Mim (Ministero dell’Istruzione e del Merito) con la formazione del nuovo governo di destra-centro.
Giuseppe Bagni, presidente nazionale del Centro Iniziativa Insegnanti Democratici ha scritto: «Non è soltanto questione di acronimi. Il nome degli istituti e degli enti, a ben riflettere, è sempre un messaggio politico per gli utenti, per i cittadini e per i rappresentanti delle istituzioni; è sempre una scelta ideologico-culturale. Cosa intende comunicare ai cittadini italiani (e non solo) il Governo Meloni? Quale significato possiamo dare all’apposizione “merito” scelta dai nuovi governanti? Ci chiediamo e molti si chiedono: il nuovo governo ha voluto inviare una dichiarazione di guerra all’identità storica della scuola italiana, che dal dopoguerra ad oggi si è ispirata ai principi democratici dell’inclusione e della promozione sociale, e non all’affermazione di una ideologia individualista, competitiva e antisociale? Finiamola con l’ipocrisia del diritto universale allo studio, la scuola è per gli alunni che se la meritano. Chi non ce la fa ... vada a lavorare. Se è un poco ignorante, meglio: avrà meno pretese. Oggi bisogna essere disponibili ad accettare qualunque lavoro… »
Dove è finita la lezione di Don Milani e della Scuola di Barbiana? La Scuola in Italia registra un numero preoccupante di personale precario. Lo Stato italiano spende per la scuola – in rapporto al Pil – molto meno di altri paesi europei. Il sistema di istruzione nel nostro Paese registra un numero abnorme di precari e un tasso di abbandoni precoci tra i più alti d’Europa. E il Governo appena formato scopre che nella Scuola italiana non viene premiato il merito, che devono essere promossi e premiati quelli che meritano. E tutti gli altri?
Oltre 60 anni fa, il prete di Barbiana denunciava Istituzioni e Docenti che concepivano la Scuola «come un sistema per selezionare, per scegliere, per fare in modo che pochi studiassero e molti lavorassero, pochi comandassero e molti ubbidissero». Don Milani denunciava il sistema-scuola che praticava «una selezione feroce: far passare pochi (PREMIARE POCHI, QUELLI CHE MERITANO), bocciare molti, scoraggiare molti».
di Matteo Martelli