Città di Castello. La Sinistra non riesce a comprendere il cambio di fase politica.
Nell’area magmatica della politica qualcosa si muove. L’avvento al potere della Destra sta mettendo le ali alla voglia di riprendere a discutere, a confrontarsi, a chiedersi se, al di là delle differenze, meriti ancora interessarsi della cosa pubblica. Che poi è ciò che siamo e ciò di cui viviamo. Gli eventi che vanno in questo senso sono stati molti in questo ultimo mese: due convegni sui rifiuti, un convegno sull’economia valtiberina, un incontro sui disturbi alimentari, partecipazione alle iniziative per la Pace, incontro-evento con una dissidente afghana, e altro ancora. C’è voglia di riprendere dal basso il filo di una partecipazione attiva su un vasto numero di argomenti e segnare il punto di una nuova presenza della società civile e organizzata. Non importa, poi, se ci sono posizioni divergenti: la cosa rilevante è che la dialettica politica riprenda vigore, sia pubblica, possibilmente partecipata e di livello accettabile. L’obiettivo sarebbe quello di connettersi con la politica, di riaprire lo spazio di un confronto che tenga insieme le problematiche della città e l’orizzonte più ampio delle dinamiche globali, ormai non più eludibili.
Lo scorso mese abbiamo riservato allo stesso tema un articolo con un titolo di segno opposto: “Politica a Castello: tutto tace”, un giudizio forse un po’ severo, che ha fatto imbufalire qualcuno, ma esso fotografava una situazione di stallo scaturita dai risultati elettorali nazionali e dal disinteresse crescente che trascina ormai lo scenario politico locale verso un baratro inimmaginabile. È ovvio e per fortuna che c’è sempre qualcuno che cerca di tenere alto il piano del discorso politico, cosa di cui abbiamo già dato conto, ma si trattava di indicare il punto di approdo di decenni di perdita di orientamento politico della Sinistra a Castello, un rumore di fondo che non si percepisce più e da molto tempo, quello che dà senso, continuità e permanenza ai principi e ai valori fondanti, nonostante l’inadeguatezza di chi ha ricoperto la scena in questi anni. Processo che ha favorito un progressivo restringimento della politica a ciò che avviene all’interno del Palazzo, e più in particolare in Consiglio comunale, una anomalia che ci siamo abituati a considerare “normale” e che favorisce chi sa navigare nei meandri del politichese, delle camarille e delle intese sempre più trasversali per opportunismo. Dall’altra abbiamo assistito al progressivo allontanamento della politica dai cittadini. È ora che i partiti e i movimenti escano allo scoperto e dicano come vogliono superare questa anomalia, come intendano ri-avvicinarsi alla gente per ascoltarla, prima di tutto, e per cogliere i problemi, le insicurezze, le paure a cui dare risposta. È ora che si smetta di accontentarsi di avere ragione da soli o di rimanere incardinati al 6 o al 16 per cento, sparando fuoco amico su chi dovrebbe essere compagno di viaggio; è ora che si riesca a individuare una serie di obiettivi da rendere comuni con le necessarie mediazioni, senza per questo rinunciare ai propri valori e ai propri percorsi.
Di tutto ciò si dà conto in questo numero di giornale, fermo restando che la Destra marcia a ranghi stretti e sta imponendo la sua cultura, soprattutto, in diversi ambiti, da quello turistico, a quello culturale, a quello urbanistico e alla Sanità sotto il comune denominatore della privatizzazione. Ciò a cui tende la coalizione che governa il Paese, per esplicita ammissione della premier, è l’egemonia culturale. Cosa già in atto. E cosa fa allora la Sinistra? A Città di Castello vediamo che chi governa non pare consapevole della nuova fase politica che si è aperta, anzi per certi aspetti, vedi il Sindaco che inaugura un centro sanitario privato, spiana la strada alla Destra. Ma senza rendersi bene conto.
Faremmo tuttavia torto alla realtà se non rilevassimo che esiste il tentativo di scuotersi da questa letargia. Non ci si può quindi accontentare di marciare a ranghi separati, mentre la Destra ingoia rospi pur di mettere piede nella stanza dei bottoni. E non si può nemmeno stare insieme per puro desiderio di potere. È ciò che deve distinguere la Sinistra dalla Destra. Di questo si può e si deve discutere. ◘
di Antonio Guerrini