Rigenerare le Ipab col Pnrr

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SANITÀ. In Umbria ci sono 10 Asp (Agenzie servizi alla persona). Tra queste Bufalini e Muzi Betti.

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Una “ricucitura” nel sistema di protezione sociale verso le categorie più fragili: è paragonabile a un’opera sartoriale, l’intervento pensato per recuperare valore e funzionalità agli edifici che le Aziende pubbliche di servizi alla persona (Asp-Apsp) hanno nel loro patrimonio.

Le ex-Ipab (derivanti dalle “opere pie”), che hanno scelto di rimanere in “campo pubblico”, senza trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, si trovano a scontare significativi svantaggi:

1) la normativa che regola la trasformazione delle ex-Ipab impone di inserire il patrimonio nella sezione “conto patrimoniale”, mentre in precedenza si trovava in “profitti e perdite”; questo spostamento genera la necessità di calcolare l’“ammortamento” con effetti destabilizzanti per la chiusura dei conti;

2) la loro esclusione dalle misure previste dal Pnrr in quanto classificate alla stregua di “case di accoglienza” per i pellegrini religiosi.

La proposta di modificare la disciplina arriva da Nuove Rigenerazioni Umbria, centro studi per l’abitare sostenibile, che edili (Fillea) e pensionati (Spi) della Cgil hanno voluto promuovere anche in Umbria (come nel resto d’Italia). Obiettivo: sviluppare analisi e ipotesi progettuali che sorreggano le strategie locali di difesa del lavoro e della qualità complessiva della vita, nelle città e nei territori.

Della questione si è discusso in un seminario pubblico (tenuto a Perugia, sala Falcone e Borsellino dell’Amministrazione provinciale) da cui è partita una precisa sollecitazione per la rappresentanza parlamentare, nel suo insieme, espressa dall’Umbria: introdurre nelle normative regolatrici del cosiddetto “decreto aiuti” la possibilità di accesso delle Asp-Apsp alle misure previste, a cominciare dal sostegno per il recupero e l’efficienza energetica degli edifici. Si tratterebbe di eliminare, in questo caso, anche il vincolo della “residenzialità” in cui rientrerebbe solo una parte degli edifici su cui è necessario intervenire.

Quelli a rischio esclusione sono immobili destinati ai servizi di assistenza delle persone anziane o alla cura e tutela dell’infanzia: in genere dispongono di ampie superfici ma con un numero molto limitato di unità “residenziali”. Anche per questi aspetti particolari la norma da applicare alle Asp ed Apsp dovrebbe tener conto della particolare tipologia, altrimenti il limitato credito fiscale non consentirebbe di attivare interventi significativi. Basti citare, in proposito, il caso della scuola intitolata a Giovanni Ottavio Bufalini, a cui ricorrono soprattutto persone di giovane età a rischio di abbandono scolastico, specializzata nella formazione professionale, i cui edifici sono destinati a laboratori e aule di studio.

Un provvedimento che interessa 10 istituzioni sparse in tutta l’Umbria ◘

di Bruno Adriatico