AFRICA. Il tempo del Sahel.
Cambiamento climatico o no, la polvere portata dal vento è arrivata puntuale come un orologio svizzero di una volta. Qui nel Sahel abbiamo tutto il tempo del mondo, all the times in the world, cantava il grande Louis Armstrong. Sotto il sole del Sahel abbiamo un tempo per tutto e tutto per un tempo, proprio come affermava a partire dal’esperienza, il saggio Qoelet. Un tempo per partorire e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per deforestare. Un tempo per piangere e uno per ridere, un tempo per lamentarsi e un tempo per danzare. Un tempo per abbracciarsi e un tempo per astenersi. Un tempo per cercare e un tempo per perdersi, un tempo per custodire e un tempo per buttare. Un tempo per parlare e un tempo per tacere, un tempo per amare e un tempo per odiare. Un tempo per la guerra e un tempo per la pace che il Sahel ha perso. Chi potrebbe affermare, dice ancora il saggio, che qualcosa è accaduto per la prima volta?
Altrove non c’è più tempo e anche per questo si moltiplicano gli orologi in modo esponenziale. Li si trova dappertutto, dai cellulari alle insegne delle farmacie passando per i negozi senza dimenticare quelli ancora ai polsi dei nostalgici. Il tempo non basta mai, per la semplice ragione che, quando diventa la misura del denaro o come una preda da cacciare, sarà sempre altrove: un passo in avanti. Qui sappiamo bene che il tempo va abitato con rispetto e stupore per quanto può offrire ogni giorno perché ogni giorno è una vita. Ci si attarda a salutare senza contare il tempo e, se qualcuno muore, tutto si ferma a oltranza per vivere bene il commiato. Qui nel Sahel, tra il tempo e la vita, si è sviluppata un’ingenua complicità perché ciò che conta è il presente. La casa, il lavoro, la salute, la scuola, i matrimoni, la politica e persino le religioni, costituiscono l’esempio più eloquente dell’incertezza che trova nella polvere il suo destino.
La polvere è da noi la misura del tempo. Sono cambiati i calendari perché si è deciso che l’anno nuovo è arrivato e poi, nell’insieme, tutto continua come e quanto prima. Non c’è nulla di magico nella storia umana, perché essa non fa che raccontare a memoria quello che le abbiamo insegnato con le viltà e gli eroismi di ogni giorno. Ecco perché vale la pena mettersi in ascolto della polvere, fedele compagna quotidiana del Sahel. Umile, paziente, tenace, fedele, costante e lieve, arriva col vento come alleato e offre a tutti, senza distinzioni di ceto sociale o discriminazioni di classe, la sua gratuita epifania. In effetti tra il tempo e la polvere si è instaurata come un’alleanza che il passare delle stagioni e degli imperi non ha fatto che rendere più autorevole. La polvere copre il tempo con delicata premura e il tempo, da parte sua, ricorda alla polvere che in lei e da lei tutto nasce e tutto torna. L’eternità non è che polvere che il vento porta lontano, verso il mare. ◘
di Mauro Armanino