Se ti chiedessi di definire che cos’è un doposcuola?
La risposta sicuramente potrebbe essere “luogo dove i ragazzi e le ragazze si incontrano per fare i compiti dopo l’orario scolastico”, questa è anche la definizione che troviamo in un qualsiasi dizionario…
L’esperienza del Doposcuola di Riosecco ha sicuramente una storia che si allontana da tutto ciò, ha storie ed esperienze che ci portano molto lontano da una tale definizione. Molti ingredienti fanno sì che tutto sia diverso, la ricetta è difficilmente replicabile perché la magia educativa è data da quel luogo, da quelle persone che credono fino in fondo nel DOPO e soprattutto dalla persona che ha dato inizio a tutto ciò: Don Achille Rossi, nel lontano 1971. Io, che nella mia esperienza lavorativa affido allo spazio e agli arredi un valore fondamentale, perché come dice Loris Malaguzzi, lo spazio è il terzo educatore, nel DOPO ho sperimentato che c’è prima di tutto la sostanza e l’autenticità delle relazioni che si vanno a istaurare al di là di uno spazio che potrebbe sembrare spoglio e troppo semplice. Come disse Don Milani “la grandezza di una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta, ma da tutt’altre cose”.
Questo penso sia l’ingrediente fondamentale del DOPO, l’autenticità con la quale ogni ragazzo e ogni ragazza viene accolto oltre quella umile porta di legno marrone. Una relazione che mette al centro il ragazzo e la ragazza, non con parole vuote ma con fatti, con esperienze, con il fare, con le parole e soprattutto con l’esempio…
Cercherò di nominare dei gesti di cura e momenti di routine di meravigliosa normalità e di dargli valore pedagogicamente…
Tanti gesti ci sarebbero, forti e rivoluzionari allo stesso tempo, a partire dalle 15.00, data di inizio, quando i ragazzi e gli educatori si mettono in cerchio. Il cerchio è una figura perfetta, che non ha spigoli, che non crea angoli, che accoglie tutti e tutte. Ogni giorno, creando questa figura, si passa a ogni ragazzo un messaggio di fiducia, di accettazione, di cura… Io ci sono, Io sono accanto a te!!! Io che ho avuto la fortuna di vivere questo cerchio per molti molti anni, in ruoli diversi, quel cerchio che mi ha accolto quando ero timidissima e che mi ha visto crescere….
Il DOPO ha un suo linguaggio che è semplice e immediato per chi come me lo ha vissuto, ma per tutti gli altri oggi può essere ancora visto e considerato un miraggio educativo.
Mettiamoci in cerchio: stare insieme per raccontarsi, per dire ciò che non è andato, per comunicare notizie belle e meno belle, problematiche e organizzare insieme la giornata… La valenza educativa di questa routine ha una portata enorme, non descrivibile. Ancora dopo anni mi emoziono nel pensare a quel cerchio gigante di sedie e perfetto nella sua rotondità (a volte meno, a volte più) e allo stesso tempo penso che un gruppo di adulti si troverebbe in forte difficoltà a fare tutto ciò che adolescenti affrontano ogni giorno. Difficile affrontare le nostre emozioni, dirci le cose con trasparenza e rispetto. Il cerchio del DOPO ci invita a ricordare le parole sempre attuali di Don Milani “ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”.
Facciamo la discussione: Fare una discussione vuol dire scegliere un argomento, magari scelto da uno di noi, magari spuntato leggendo il giornale. Ancora ricordo la mia prima discussione dove venivamo invitati a parlare delle nostre paure: sono passati 27 anni ma ancora sento addosso l’importanza sulla pelle. I ragazzi e le ragazze a volte trovano difficoltà, non trovano un loro spazio per esprimersi, non trovano il loro porto sicuro. Per gli adolescenti il gruppo dei pari è il tutto, è casa, è emozioni, è amicizia, è amore e sentimenti, è prove ed errori, è sfida e crescita. Ecco che il DOPO li accoglie, dà importanza come singolo e come gruppo a questa età che spesso scherzando definiamo “né carne né pesce” ma che è un’età ricca, densa, che ha infinite possibilità e sensibilità. I ragazzi devono sentirsi accolti in una relazione autentica dove l’altro viene riconosciuto con diritti e doveri, con responsabilità e pieno di talenti (a volte inespressi che vanno solo stimolati ad emergere) – nelle discussioni ognuno di noi può raccontarsi e sicuramente stare meglio. Prima di iniziare ogni discussione la domanda fatidica è: “chi è che scrive?” per tenere traccia e documentare i nostri dialoghi, per dargli valore e portargli infinito rispetto. Momenti importanti per creare delle menti aperte, delle menti critiche che sappiano vedere al di là di sé e sappiano andare verso l’Altro.
Il vocabolario del DOPO potrebbe continuare: andiamo a fare l’orto, andiamo a far teatro, facciamo l’attività, il nostro estero, il turno delle pulizie, facciamo la lotteria…
Troppe parole ci vorrebbero per raccontare tutto ciò, ma sicuramente in ogni momento al DOPO ci si è sempre affidati al motto “I CARE, mi sta a cuore, me ne importa”.
Approfitto per ringraziare di cuore Don Achille che mi ha accolto a undici anni, che mi ha ascoltato ogni volta che ne avevo bisogno, che mi ha mostrato gli ingredienti giusti per educare e che ancora oggi è il mio porto sicuro. ◘
di Ludovica Novelli