Senso inverso.
Questa Destra sta cambiando non solo i paradigmi istituzionali: fascismo, antifascismo, Resistenza, Costituzione, ma anche i parametri della logica e del pensiero. Il mondo è in fiamme, denuncia il papa, e ci appassiona alle vicende di Sanremo e ai commenti di Salvini; la guerra ucraina sta portando sull’orlo di una apocalisse nucleare e ci si accapiglia sul 41 bis. In questo clima di “distrazione di massa” , il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha proposto di introdurre il tiro a segno, l’uso della armi, a scuola. Nessuno gli ha spiegato che a scuola si promuovono gli sport di base per lo sviluppo armonico del fisico, non gli hobby o le scelte agonistiche che vengono dopo e sono personali. “Perché no” gli ha fatto eco il generale Franco Federici, consigliere militare presso la presidenza del Consiglio: "è anche una disciplina olimpica!".
La premier Meloni non si è ancora espressa sulla ipotesi, e il suo processo di allineamento agli Stati Uniti non ha certo bisogno di una tale prova di sudditanza, anche perché il Paese col più alto tasso di diffusione di armi tra la popolazione, non ha mai pensato di introdurre il tiro a segno a scuola. Già gli bastano e avanzano le armi che arrivano dall’esterno.
Invece da noi, se questa proposta passasse, le armi le faremmo entrare a scuola dalla porta d’ingresso. Che sarebbe comunque un passo avanti verso il neoatlantismo di ultima generazione, già anticipato da Salvini con l’introduzione della legge sul porto d’armi per difesa personale.
Ma non basta. Fontana, il creativo presidente della Regione Lombardia, sull’onda dell’autonomia differenziata, altra perla introdotta da Calderoli, ha proposto di regionalizzare la scuola, ovvero la scuola lumbard, dei lumbard, solo per i lumbard, con insegnanti lumbard. Per essere ammessi bisognerà non solo scegliere la residenza, ma superare anche l’esame di lumbard. Tutte proposte che marciano spedite verso quella cultura della pace che dovrebbe essere alla base dell’insegnamento scolastico, e cioè: resilienza piuttosto che violenza, cooperazione piuttosto che competizione, unione piuttosto che divisione. ◘
Altrapagina.it