Il personaggio del mese.
Il personaggio del mese. Il patron della ternana Stefano Bandecchi, imprenditore rampante che cerca di scalare la politica con progetti megagalattici. Con me Sindaco, ha detto, Terni diventerà la più importante città umbra.
Dal superattico non si vede la strada
E alla fine si è arrivati allo show televisivo di Piazza pulita, dove il palinsesto ha posto l’attenzione su Bandecchi. Il patron della Ternana, e soprattutto dell’Università privata Unicusano, imprenditore dinamico di cui molto si parla. Il personaggio assurto da anni agli onori delle cronache e alle prime pagine dei giornali, locali e nazionali, è stato coinvolto nel dibattito a causa delle indagini della Guardia di Finanza e della Procura di Roma sulle sue attività che hanno portato al sequestro di 20 milioni di euro (poi dissequestrati) del Bendecchi e dell’Università Unicusano.
Le vicende del vulcanico personaggio spaziano nei diversi campi della politica, dell’economia, della cultura, del sociale, in particolare le vicende legate allo scambio stadio-clinica, al palazzetto dello sport, fino al possibile salvataggio di imprese storiche in difficoltà come Interpan e Treofan e molto altro ancora, fino alla candidatura a Sindaco di Terni con la Lista civica Alternativa Popolare.
Nel corso del dibattito televisivo, i giornalisti presenti hanno cercato di mettere in cattiva luce comportamenti, interessi e in particolare il rapporto e la strumentalizzazione politica del territorio; l’interlocutore è stato pungolato per la sua ostentata ricchezza (auto, orologi di lusso e persino un elicottero).
Ma alla fine della trasmissione, Bandecchi non è uscito sconfitto dal confronto.
A Terni è successa la stessa cosa. La popolazione si è divisa in due: dalla sua parte si è schierato il popolo tifoso, lo stesso che ha voluto la discesa in campo del Bandecchi per competere alla poltrona di primo cittadino, dall’altra quello più disagiato della città che sta vivendo con sofferenza i problemi del territorio. E ha vinto la vena populista. La sfrontatezza nel giustificare e rivendicare azioni, comportamenti, ricchezza e lusso, alla gente non è apparso un declino morale, e quella sorta di arroganza così ostentata, che non si perdona ai politici, nel caso dell’imprenditore super-rampante si è rivelata tollerabile e per certi versi naturale.
Ormai il messaggio che passa tra la gente è che tutto sia lecito, che non vi sia più una linea di confine tra interessi e appartenenze sociali, anzi, si trova persino legittimo che un personaggio di successo provi a scalare il potere politico cittadino, e non si coglie che aver messo insieme Univesità, stadio e realizzazione della clinica sia qualcosa di deprecabile, un conflitto di interessi palese, anzi si tende a vedere in tutto ciò una risposta concreta alle inefficienze politico-amministrative. La sua dichiarazione a seguito della decisione di vendere la Ternana è esemplare: « noi parteciperemo al bando e se lo vinciamo, faremo tutto quello che bisognerà fare per costruire lo stadio e la clinica e dare a Terni quello che ho sempre detto».
Insomma, per molti Bandecchi non sarà simpatico, ma non è quel mostro che l’invidia dei detrattori e dei frustrati, politici, giornalisti, amministratori, vorrebbe far credere.
La preoccupazione per come la grande disponibilità di denaro possa piegare una città a interessi particolari, dividere la popolazione, condizionarne e orientarne aspettative e destini, sarebbe invece un tema importante, soprattutto per una Regione che ha decisamente svoltato verso un capitalismo affarista, disinvolto e divisivo.
Una volta tutto ciò sarebbe stato più chiaro, comportamenti, interessi e azioni, soprattutto a Sinistra, sarebbero stati oggetto e pratica di una politica militante e credibile, vissuta e ispirata dal popolo e dai sui interessi.
Purtroppo oggi il gioco politico si è fatto molto selettivo per pochi eletti, lasciando ai soliti noti la possibilità di riciclarsi all’infinito. Il rifiuto e l’allontanamento dei giovani, delle classi popolari e lavoratrici favorisce solo mistificazione, conservazione e riproduzione all’infinito dello stesso schema e delle stesse facce.
A Sinistra si è perduta la capacità critica, non si percepisce il disagio, il blocco dell’ascensore sociale, delle pari opportunità di partenza, delle diseguaglianze.
Travolti dalla deriva della celebrazione del progresso neoliberista e dello sviluppo della tecnica, si è perduto il contatto con la realtà e la capacità di analizzarla. È in questo clima che personaggi come Bandecchi diventano dei simboli positivi e riconoscibili dagli stessi ceti popolari e da quelli marginali, da quel popolo maleducato che pensa che una colf in fondo sia una serva, che l’operatore ecologico sia uno spazzino o monnezzaro e che un non vedente sia nella sostanza un cieco e cosi via.
E non dobbiamo farci illusioni sulle classi dirigenti e sui dibattiti da superattico. E nemmeno che tra i sommersi si trovi più empatia e comprensione per un imprenditore “disinvolto” che per un dirigente politico, che, quando parla di lavoro, precariato, buste paga, sacrifici e rischi, non ha la più pallida idea di cosa stia parlando, e si vede.
L’aver tanto insistito sul politically correct alla fine ha solo avuto il merito di rendere quasi simpatici quelli come Bendecchi che con il popolo ignorante condividono più cose che non i salottieri illuminati.
Gaber anni fa cantava che “c’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza”; ecco, appunto, la strada, non i salotti dei superattici. ◘
di Ulderico Sbarra