Rubrica. Il corpo delle donne.
È la Storia di ogni civiltà: la “liberazione” delle donne passa attraverso il corpo. È stato così in Occidente, quando le ragazze scoprirono pantaloni e minigonne, in Afghanistan a un certo punto il tema fu rifiutare l’imposizione del burqa, oggi in Iran e nei paesi musulmani più osservanti la libera scelta dello hijab coincide con un anelito di libertà che varca di gran lunga i limiti angusti del costume. È una lunga strada, se è vero che nel nostro civilissimo Paese le donne vengono ancora colpevolizzate per gli abiti che indossano.
A Cividale del Friuli il mese scorso il Comune, sostenuto dalla Regione, ha distribuito nelle scuole un opuscolo “Prevenire le aggressioni – combattere la violenza” con alcuni suggerimenti per evitare stupri e molestie maschili. Fra i consigli alle ragazze si legge con imbarazzo e incredulità: “Non fate sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti”, “Non indossate abiti eleganti o vistosi”, “Non fissate intensamente gli occhi dell’altrui ragazzo/ragazza”…
Ora è chiaro che certi comportamenti in certi ambienti, in certi orari del giorno e della notte… ragionevolmente, si può decidere “anche” di evitarli. Ma declinare la prevenzione alla violenza di genere da parte delle istituzioni pubbliche dando consigli sull’abbigliamento alle potenziali vittime, che non dovrebbero provocare i potenziali aggressori significa riproporre ancora una volta l’odioso e inaccettabile ritornello: “Se ti vesti poco, se ti trucchi tanto e ti stuprano, allora te lo sei cercato!”.
Dopo le inevitabili proteste delle studentesse e degli studenti, l’opuscolo è stato ritirato. Giustamente gli interessati hanno evidenziato che la politica si deve preoccupare di educare gli adolescenti all’affettività e al rispetto reciproco. L’attenzione deve essere rivolta a superare stereotipi mentali e comportamentali intrisi di sessismo e di aggressività, messi in atto da chi delinque. Rivolgersi alle ragazze che devono “avere paura”degli uomini e reprimere la loro libertà di espressione significa avere sbagliato completamente l’obiettivo.
Mentre stupri e femminicidi sono tristemente “fra noi”. La Lega nord, che ha firmato il vademecum, non riesce a mettere a tacere modelli di cultura “tradizionale” del tutto superati. In questo partito sopravvive uno zoccolo duro di maschilismo e di cultura patriarcale, che troppo spesso fa pessima mostra di sé, come in questo caso. La sindaca, asfaltata da una marea di critiche, ha proposto un confronto con gli studenti per “rimodellare i contenuti dell’opuscolo…”.
Speriamo che la lezione sia stata digerita. ◘
Redazione