ARTE DI Maria Sensi.
Gli artisti sono, da sempre, osservatori privilegiati della realtà. La loro sensibilità li porta a esplorare forme di creazione sempre nuove; va da sé che la natura e, più recentemente, le preoccupazioni ambientali, trovino spazio nelle loro ricerche. Giorgia Lupi cerca soluzioni nel design (alla Triennale di Milano del 2019 ha esposto The Room of Change: raccontando la relazione tra l’essere umano e l’ambiente, ha illustrato i cambiamenti che facciamo subire alla natura); la britannica Lucy Orta (nata nel 1966) propone soluzioni per il mondo di domani.
Eve Mosher, cui si deve l’installazione d’arte pubblica HighWaterLine, presentata per la prima volta a New York nel 2007, ha predetto con esattezza il livello fin dove l’acqua sarebbe montata, a causa del riscaldamento globale, durante l’uragano Sandy nel 2012. Un’altra statunitense, Lori Nix (nata nel 1969), fotografa, ceramista e pittrice, è nota per la costruzione e la fotografia di diorami a soggetto catastrofico. A queste possiamo aggiungere la pioniera dell’arte ecologica, Agnes Denes (nata nel 1931); Laura Ball che, in acquerelli intricati, pone attenzione a dettagli ambientali dimenticati; Deanna Witman, che lavora con video, foto e installazioni, studiando l’impatto delle azioni umane sul pianeta. Ana Mendieta (Cuba, 1948) tramite le sue opere auspicava una connessione spirituale e fisica con la Terra, ma nel 1985 la sua vita fu spezzata a New York, in una caduta dal 34° piano del palazzo dove abitava col marito, l’artista Carl Andre, in circostanze che non sono mai state del tutto chiarite.
La scultrice francese Marinette Cueco (nata nel 1934), ispirandosi alla natura, utilizza materiali vegetali e minerali, mentre Ursula Biemann (Zurigo, 1955), che ha realizzato dei video in Amazzonia e Groenlandia, studia i cambiamenti climatici ed effettua ricerche sull’acqua, il ghiaccio, le foreste e l’impatto del petrolio sugli ecosistemi. Vero petrolio è stato versato dall’artista russo Andrei Molodkin in una coppa uguale a quella usata ai recenti campionati di calcio in Qatar. Ha dichiarato: «il mio trofeo è in vendita a 150 milioni di dollari, cifra che, verosimilmente, alcuni membri della Fifa avrebbero ricevuto per portare i campionati di calcio in Qatar, dove, secondo Amnesty International, sono morti 6.500 lavoratori stranieri». Per onorarne la memoria, l’artista danese Jens Galschiøt ha realizzato una collana con altrettanti piccoli teschi.
All’italiano Giuliano Mauri (1938-2007), promotore di un’arte rispettosa dell’ambiente e dei suoi abitanti, si deve la “Cattedrale vegetale” (2001) in Val Sella (TN). La grande struttura custodisce ottanta alberi; i rami di potatura formano pilastri vegetali alti dodici metri; incurvati, costituiscono un arco ogivale come nelle cattedrali gotiche. Anche Giuseppe Penone (nato nel 1947) esamina il rapporto tra l’essere umano e la natura. Gli alberi sono per lui opere d’arte; variandone le forme, ama esporli anche in bronzo. Nel 1968, per il Deposito d’Arte Presente, realizzò lavori con materiali non convenzionali (cera, pece), talvolta mescolandovi l’azione naturale degli elementi (acqua, pioggia, sole), esplorando i processi naturali e le energie che danno vita al cosmo. Il romano Andrea Conte unisce la sua formazione di ingegnere a un percorso artistico che studia i rapporti tra spazio urbano e paesaggio naturale. Porta avanti ricerche (ad esempio sulle infrastrutture verdi per la gestione sostenibile delle risorse in diverse condizioni climatiche) in uno spirito multidisciplinare. Eugenio Tibaldi (Alba, 1977) è attratto dalle dinamiche e dalle estetiche marginali, dal rapporto fra economia e paesaggio contemporaneo, mentre Federico Massa (in arte Iena Cruz), milanese residente a New York, nei suoi murales tratta temi di conservazione ambientale. Sono in particolare gli oceani a stare a cuore a questo street artist che, per rispettare l’ambiente, utilizza la vernice Airlite, in grado di assorbire lo smog.
Purtroppo svariati collettivi (non di artisti) prendono di mira le opere nei musei. Numerosi Blitz hanno riguardato, tra l’altro, gli Uffizi di Firenze (La Primavera di Botticelli), i Musei Vaticani (Laocoonte), la National Gallery di Londra (I Girasoli di Van Gogh), il Leopold Museum di Vienna (Morte e vita di Klimt)…, ma riteniamo che incollarsi le mani ai vetri protettivi o lanciare su di essi purea di patate, zuppe di verdure, liquidi oleosi neri e quant’altro non risolva la questione del collasso ambientale. ◘
di Maria Sensi