ARTE DI Maria Sensi.
Il fatto non è recentissimo, ma le risonanze sono dell’oggi. Quattro mesi fa circa una insegnante di una scuola superiore di Rovigo è stata colpita alla testa e a un occhio da due proiettili ad aria compressa, “sparati” da un alunno durante una lezione, mentre un altro riprendeva la scena con il telefonino fra le risate generali dei presenti. Come in altri casi simili gli studenti si sono giustificati affermando che il gesto era “un gioco”: difficilissimo far capire ai giovani il limite fra il bene e il male, fra la finzione e la realtà. L’insegnante profondamente umiliata dopo tre mesi di “solitudine”… decide di denunciare tutti i 24 allievi.
Siamo in emergenza: climatica, sanitaria, economica e sociale. Da un po’ di tempo l’emergenza è il paradigma del nostro vivere quotidiano. E forse abbiamo perduto la consapevolezza della consistenza di certi fenomeni.
L’accaduto è solo la punta dell’iceberg di un problema fondamentale di questo Paese: la formazione dei minori. Episodi di mancato rispetto a docenti e adulti sono all’ordine del giorno dovunque e fanno parte del costume e della maleducazione giovanile, che si dà per scontata. La delinquenza minorile in forte evidenza è solo la declinazione più grave del medesimo malessere sociale. Il vuoto culturale e valoriale in cui sono immersi bambini e adolescenti è l’emergenza prima - se fosse possibile una gerarchia delle emergenze - perché senza fondamenti culturali comuni, senza maestri autorevoli, con quale coscienza civile le prossime generazioni affronteranno le grandi sfide: la crisi ecologica, il tema della democrazia, la pace e i diritti umani?
Decenni di berlusconismo, di televisione spazzatura, di dipendenza dalle tecnologie, di messaggi sociali intrisi di odio, non sono passati invano: hanno fatto macerie. È facile lanciare anatemi ai giovani, come abbiamo visto anche in questo caso da parte di psicologi di grido, ma questi sono solo l’ultimo anello della catena. Del resto quella lezione si svolgeva nel “casino abituale” (come ha raccontato una ragazza di quella classe) come se questo fosse un dato accettabile. Nessun genitore ha chiesto scusa alla professoressa, anzi uno di questi ha presentato ricorso rispetto alla sospensione degli alunni responsabili e ha ottenuto l’annullamento della sanzione. La preside non ha affrontato la situazione con la dovuta determinazione. I media hanno sollevato il solito polverone soltanto a causa della denuncia-shock della docente avvenuta di recente e non “subito”, a ridosso del misfatto.
Spesso la verità fa male, ma le scorciatoie forse anche di più. ◘
di Daniela Mariotti