Scritti “corrivi”

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Un blogger eugubino polemizza con l'altrapagina dopo l'uscita dell'edizione speciale dedicata a Gubbio nel mese di febbraio.

silvia romano2

Più che L’altrapagina è l’altrafollia: in quel mensile c’è chi la spara grossa anche sull’informazione eugubina.

Pubblichiamo l’articolo appparso sul blog www.vivigubbio.it ma non inviato a noi, per mostrare ai nostri lettori quali panni indossi una certa informazione che “bloggheggia” sulla rete o “galleggia” sulla carta stampata

L’altrapagina mensile di informazione, politica e cultura di stampo comunista, contro le imprese e cheguevarista in servizio di attività permanente, con sede a Città di Castello, ospita nell’ultimo numero di febbraio una singolare copertina dal titolo “Gubbio: un futuro senza cemento?”.

Curiosa la domanda che si pongono dall’Alto Tevere, a dimostrazione di quanto poco conoscono Gubbio, specialmente se magari gli informatori sono dei “talebani” che sognano un mondo diverso purché non intacchi il proprio portafoglio.

La perla è contenuta all’interno con l’intervento del professor Raniero Regni che dà una lezione di giornalismo in un articolo dal titolo “L’informazione/conoscenza come bene comune: inquinamento della biosfera e inquinamento della infosfera?”.

Nel disquisire sui massimi sistemi, tra citazioni e slalom dialettici, colpisce il passaggio sulla diffusione di contenuti che il professore chiama “semi-conoscenze, semiverità, o fakenews, conoscenze e slogan che sono false ma che hanno tutta l’apparenza delle verità”. Il professor Regni scrive che “uno delle più terribili affermazioni sull’uso dei media e della censura delle informazioni l’ha formulata il ministro della propaganda nazista, Goebbels, ‘una menzogna ripetuta più volte diventa una verità’. E anche oggi se ne può fare spesso esperienza. Chi, come il sottoscritto, si è trovato impegnato in una battaglia ambientale nella sua città, ha sperimentato sulla sua pelle, le diverse forme di censura e di uso distorto delle informazioni. I due gruppi industriali cementieri presenti nella sua città, Gubbio, possiedono anche il giornale locale, Il giornale dell’Umbria, e la radio locale, Tele Radio Gubbio, in più finanziano una specie di giornaletto che finisce nella cassetta delle lettere di tutti i cittadini ogni quindici giorni”.

È noto ai più come la propaganda nazista sia stata tradotta in modo pratico e mirabilmente dal sistema comunista, specialmente a Gubbio da politici arricchiti senza scrupoli condannati dalla storia e dalla cronaca.

Certe esternazioni del professor Regni sembrano più un condensato di vittimismo, come se ci fosse un brutto anatroccolo oscurato censurato dalla stampa asservita. Un concetto mistificatorio che tanto assomiglia a quanto per anni abbiamo sentito e non ha portato molta fortuna a chi impartiva lezioncine salvo poi combinarne di tutti i colori con l’epilogo che ben conosciamo.

Sorprende che il professor Regni non sappia che Il Giornale dell’Umbria è chiuso, purtroppo, da 6 anni. E non fa onore a un uomo di scuola e di cultura definire “una specie di giornaletto” un periodico regolarmente registrato e con giornalisti anche professionisti che vi collaborano, senza ricevere finanziamenti da nessuno. L’espressione è irriguardosa e testimonia scarsa sensibilità verso la libertà d’informazione e di pensiero sancite dall’articolo 21 della Costituzione italiana di cui oltretutto i comunisti si ergono a paladini riferendosi evidentemente soltanto a ciò che gli piace.

Solo immaginare che un prodotto editoriale debba essere svilito nella definizione e immaginare che a Gubbio vi sia una stampa tutta completamente asservita alle cementerie, è un esercizio a uso e consumo soltanto per le masse ignoranti (nel senso che ignorano) e facilmente suggestionabili oltre che piegabili perlopiù alla politica del “caro compagno te lavora che io magno”, al netto del “marchettificio” che è caratteristico della politica (molto più che del giornalismo) nel produrre seguito e consenso. ◘

www.vivogubbio.it

Redazione