L’Innominato di Gubbio

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Un blogger eugubino polemizza con l'altrapagina dopo l'uscita dell'edizione speciale dedicata a Gubbio nel mese di febbraio.

silvia romano2

Bisogna ringraziare l’innominato di Gubbio che ci ha fatto una pubblicità senza richiesta, a nostra insaputa e a costo zero. Speriamo che non ci mandi la fattura a posteriori. Innominato perché raramente ci è capitato di subire un “attacco” giornalistico anonimo, con la sola firma del blog di riferimento. Tuttavia non ci formalizziamo. Anzi, a noi corre l’obbligo di ossequiare soprattutto la lezione di giornalismo che ci è stata impartita, perché scambiare lucciole per lanterne così clamorosamente come in questo caso, non può essere una svista, ma la volontà di voler  inaugurare una nuova forma di informazione 2.0 o 0,2 nel senso della novità e del voto che merita. Ma questo è un fatto secondario, perché presto il suo stile si affermerà nella realtà virtuale e ciarliera in cui siamo immersi.

Lasciare senza volto un articolo di simile ampiezza di vedute e così circostanziato e motivato nelle argomentazioni è davvero cosa rara nel panorama, quello sì asservito, della stampa straccia umbra. Non ci spieghiamo perché l’Ordine dei giornalisti non l’abbia ancora attenzionato e non gli abbia conferito un incarico di formazione giornalistica, a pagamento s’intende (noblesse oblige).

Il nostro ha raggiunto vette altissime, non quando ci ha definiti "comunisti", ma per aver preso di mira l'articolo di cui riporta il titolo che, se si va a vedere, non esiste su l'altrapagina. In altre parole ha preso fischi per fiaschi, facendo riferimento a fatti e contenuti del tutto inesistenti, se non nella fantasia o nel livore dell'innominato. Una sciccheria che non avevamo mai visto nemmeno nei più blasonati esempi di malpractice giornalistica nazionalpopolare. Non c’è un fatto riportato dallo scrivente rispondente a quanto contenuto nell’articolo vergato appunto dal professore Raniero Regni. Anzi, non c'è proprio l'articolo citato (vedi pag. precedente), che è postato sul blog vivogubbio, ma non è quello pubblicato su l'altrapagina. Sembra la parodia di Red Ronnie fatta da Crozza, ma è così! Il segreto dello scoop sta proprio qui, nell’aver superato il virtuale, l'inimmaginabile, le fake news, il fancazzismo via etere per parlare di ciò che non esiste o esiste altrove.

E pensare che noi, da quarant’anni a questa parte, invece, siamo rimasti ringhiosamente attaccati alla dura realtà, ai fatti, a ciò che accade un giorno sì e l’altro pure, sia a Città di Castello che in qualsiasi altra parte della Regione, quando ci giungono collaborazioni preziose come quella inaugurata dai colleghi di "EcoSostema", che sono tutt’altro che “talebani”, ma persone ben informate. Per l’Innominato si tratta di fuffa, tutta fuffa.

Probabilmente le cose espresse dal professor Regni sono rimaste indigeste a chi è abituato a volare nel vuoto-nulla e non a stare  con i piedi per terra, ma la "vittima sacrificale" risponderà da par suo quando e se vorrà.

Tuttavia sbaglia chi pensasse che si tratti di giornalismo asservito al potere quello dell’Innominato-blogger. Tutt’altro. Anzi si tratta di un raro esempio di giornalismo servito per risentimenti personali, sdoganati via etere a dimostrazione che l’informazione quando ci si mette arriva ovunque. Così come definire l’altrapagina altrafollia, quel giornale che critica le istituzioni (da quarant’anni e senza quelle pubblicità di cui vive l’innominato), che è una sentina di Torquemada, comunisti (specie estinta) cheguevaristi (nostalgici) ecc… D’altra parte perché criticare istituzioni, imprenditori, cementieri, banche se poi sono quelli che pagano le pubblicità? Ci sembra una costatazione elementare, accomodante, proprio quella che serve alla informazione che dovrebbe fare da contrappeso al potere e ai poteri. È più innovativo schierarsi con loro, anche se non richiesti; così si è sicuri di essere dalla parte giusta a prescindere.

Comprendiamo anche la citazione del fu “Il giornale dell’Umbria”, che supponiamo essere stata una grave perdita per l'Innominato. Ma può consolarsi col “Corriere dell’Umbria”, passato dai cementieri eugubini alla famiglia Angelucci (padroni della Sanità privata), poi  al patron di Cepu (leader dell’Università informatica), tutti editori che acquistano giornali per puro esercizio culturale, altruistico e incondizionato.

E rimanendo in clima manzoniano, possiamo contribuire solo con i nostri 25 lettori alla diffusione del “credo” giornalistico dell'Innominato-blogger. Forse se continuerà a farci pubblicità, qualche speranza di accrescere i nostri introiti e i suoi interessi l’abbiamo. Beninteso, a costo zero! ◘

Il Direttore de l'altrapagina - Antonio Guerrini