Lettere in redazione.
Ci siamo chiesti, visti gli articoli precedenti sul centro storico e l’aria di desolazione che più o meno regna nei vari quartieri, quale realtà vivano i bar e i ristoranti che si concentrano nell’asse portante della città che va da piazza Matteotti a piazza Gabriotti.
Abbiamo parlato con molti dei proprietari e c’è un ritornello che li accomuna: l’amministrazione non ha del tutto sfavorito il centro, ma non ha neanche incentivato la possibilità di rianimarlo.
È un po’ un cane che si morde la coda: non si viene in centro perché non ci sono attività e negozi, ma non ci sono negozi e attività perché la gente non frequenta il centro. (Diversi bar rimangono chiusi la domenica).
Alle attività ristorative il lavoro non manca: soprattutto nei fine settimana, i locali sono affollati, sia per gli aperitivi che per la cena; i bar godono della presenza degli “habitué” della piazza e nei giorni di mercato aumenta l’affluenza. Alcuni esercenti denunciano anche la difficoltà di trovare personale, i ragazzi rimangono per brevi periodi e poi abbandonano.
Dovremmo credere tutti – ribadiscono i ristoratori –, nel centro storico, per primi noi cittadini, ma abbiamo preferito la cultura dei centri commerciali, inculcando nei nostri figli l’economia del consumismo.
Manca una visione culturale diversa e manca la sinergia fra le diverse attività commerciali e ristorative, per imporre a chi ci governa una rivitalizzazione di questi spazi che possono offrire molto.
Degli esempi vengono elencati un po’ da tutti: un ufficio turistico aperto (anche sabato e domenica), efficiente, più curato, con personale qualificato e formato sui contesti storici della città per proporre anche itinerari. Un maggiore decoro urbano, bagni pubblici aperti e funzionali (veramente indispensabili a detta di tutti), il loggiato Gildoni e le logge di piazza Fanti (antiche logge del Grano) risistemate, pulite e accoglienti, dove le persone si possano trattenere; i bambini vi potrebbero trovare spazi dove sentirsi liberi e ogni tanto venire coinvolti da animatori con attività adatte alla loro età.
Molti ristoratori mettono in evidenza le difficoltà per l’uso del suolo pubblico, molto importante per le loro attività. Chi paga la tassa per tutto l’anno la sfrutta a pieno per sei mesi e dove c’è mercato ha l’obbligo di spostare gli arredi. Razionalizzando meglio gli spazi, tenendo anche conto che alcuni ambulanti hanno abbandonato, ci potrebbe essere posto per tutti.
Inoltre, viene rimarcato, le manifestazioni non possono essere saltuarie e concentrate solo in alcuni periodi. Un esempio: domenica 19 marzo si sono sovrapposti 2 eventi: la gara delle canoe e Retrò, che magari distribuiti in domeniche diverse avrebbero potuto far affluire in centro più persone. Il decentramento degli uffici comunali, la perdita del tribunale hanno favorito non poco lo spopolamento del centro.
Un’altra perdita, soprattutto per chi fa ristorazione, sono i lavoratori di passaggio che frequentavano le aziende del nostro territorio. Oggi le piccole aziende sono rimaste poche e le più grandi hanno i loro punti fermi, per cui questa presenza è sempre più rarefatta.
I ristoratori, però, sono resilienti, si danno da fare, offrono prodotti di qualità legati al territorio, curano l’arredo sia interno che esterno, creano serate particolari e nei fine settimana c’è un bel movimento di gente.
Certo, ripetono in molti, se ci fosse più compattezza fra gli esercenti, intenti comuni da portare all’attenzione dell’amministrazione, si potrebbero trovare contesti più favorevoli per rianimare il centro.
Lo dimostrano ragazzi coraggiosi, che da poco hanno aperto un locale, con notevole successo. Offrono ristorazione diversa, prodotti particolari, cura degli arredi e degli spazi. Ci credono e si danno da fare e vengono ripagati dai numerosi clienti che movimentano la piazza.
Il darsi da fare e continuare a crederci è la strada che tanti ristoratori continuano a percorrere, in attesa che l’Amministrazione comunale faccia la sua parte per far rivivere il Centro Storico. ◘
Di Michele Gambuli