Martedì, 10 Dicembre 2024

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Una scelta che rimette in discussione la Sanità pubblica

Sanità.

silvia romano2

Istituito nel 1993 presso l’Osservatorio epidemiologico della Regione dell’Umbria e dato in gestione al Dipartimento di Igiene dell’Università degli studi di Perugia, il Registro tumori di popolazione dell’Umbria (Rtpu) ha raccolto dati fino al 2016 sotto il coordinamento di Fabrizio Stracci, docente universitario e direttore della Scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva di UniPg.

Nelle sue pagine, oltre ai dati statistici epidemiologici, si trovava anche questa considerazione: “Il controllo delle patologie neoplastiche rappresenta una componente fondamentale della lotta ai tumori, perseguita in tutto il mondo e resa possibile grazie all’opera dei Registri Tumori (RT) presenti in tutte le nazioni avanzate e riuniti nella International Association of Cancer Registries (IARC) a livello mondiale”.

A fronte di una delle consapevolezze incontestabili della cultura contemporanea, ovvero della necessità di conoscere per decidere, il sistema sanitario regionale sembra aver imboccato un tunnel di cui non si vede l’uscita fin dal 2016. Una scelta adottata ben prima dell’esplosione dei problemi che stanno rimettendo in discussione tutta la sanità pubblica.

A partire dal 2017 i dati sono spariti dal web e dal relativo sito: è stato questo il primo effetto del taglio da 560 a 180mila euro, decretato dall’assessore alla sanità Barberini della Giunta Marini (coinvolto nel 2019 in un’inchiesta su presunti concorsi truccati). Il finanziamento residuo ha consentito di proseguire solo nella raccolta “interna” dei dati senza la loro pubblicazione, come prevede la normativa che istituisce i registri tumori – www.registri-tumori.it -

Nel 2020 l’assessore alla sanità della giunta Tesei, Luca Coletto, ha preso l’ impegno di riaprire il registro tumori (il cui finanziamento era ulteriormente sceso, a 160 mila euro) affidandone la gestione a “Puntozero”, cooperativa a totale capitale pubblico sottoscritto integralmente dalla Regione, dalle Aziende sanitarie regionali e dalle altre pubbliche amministrazioni operanti sul territorio. Puntozero deriva dalla fusione di due altre cooperative: Umbria Salute e Servizi e Umbria Digitale.

Trascorsi quasi 3 anni dall’annuncio, il 7 febbraio 2023, lo stesso Coletto diceva in una conferenza stampa che il registro tumori era in procinto di tornare pienamente operativo dal punto di vista della struttura informatica e del personale. La continuità scientifica viene garantita dalla conferma del professor Stracci, la responsabilità redazionale affidata a Giancarlo Bizzarri, ingegnere e amministratore di Puntozero.

Tuttavia, nonostante le dichiarazioni dell’ assessore Coletto e le risposte del professor Stracci (vedi intervista a pag. 12), il Registro tumori è ancora invisibile al pubblico. A fine marzo 2023 sul sito di Punto Zero compariva il Registro tumori Animali, ma non il Registro tumori Umani.

Al sito della Associazione Italiana Registri Tumori (Artum) l’opzione “46 Umbria” non produce alcun risultato.

Però il sesto rapporto annuale “Sentieri” pubblicato dall’Artum contiene dati su 46 siti italiani contaminati fino al 2017 (dati di mortalità) e al 2018 (dati dei ricoveri). La fonte è Istat per le cause di morte e dall’Istituto Superiore di Sanità per i ricoveri.

COSTI umani, SOCIALI, ECONOMICI: REALTÀ tenuta IN OMBRA

Senza timore dei risvolti cinici del tema è il caso di toccare anche la questione economica: quanto costa alla sanita’ pubblica la cura e il contrasto dei tumori?

Il piano sanitario regionale 2022-2026 specifica a p. 9 che “in Umbria si registrano, per il 2019, circa 6.400 nuove diagnosi di tumore maligno. Le sedi più frequenti nei maschi sono prostata, polmone, colon-retto; nelle donne mammella, colon-retto, polmone. Si assiste, negli uomini, ad un notevole calo, tra i più consistenti a livello nazionale, dell’incidenza dei tumori del colon-retto dovuto, molto probabilmente, all’introduzione dello screening a livello regionale. Viceversa, nelle donne, si osserva un trend in aumento per incidenza e mortalità per il tumore del polmone particolarmente significativo nella nostra regione”.

Nel 2015 il costo medio dei farmaci per ogni seduta chemioterapica era di 1.184 Euro per la sanita’ pubblica.

(FONTE: https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=55280)

Secondo la compagnia di assicurazioni LIFE!, “Il costo medio di una terapia complessiva è passato da 3.853 euro nel 1995-1999, a 44.900 euro nel 2010-2014”. Stime risalenti a quasi 10 anni fa.

Considerando un costo medio annuo di 22 mila Euro per i farmaci somministrati a una persona afflitta da tumore, il registro si pagherebbe da solo qualora riuscisse a intercettare precocemente 28 casi, ovvero lo 0,5 % dei nuovi malati. Questo calcolo include solo il costo dei farmaci per nuovi malati ogni anno, e non altri costi né i malati degli anni precedenti. Ragionando dal fondo, se mantenere un registro tumori costa 600,000 Euro l’ anno, ciò equivale a un aumento di costo di 100 Euro per ogni nuovo malato, ovvero lo 0,5% del costo annuo della terapia farmacologica.

Da questi semplici conti risulta evidente che la sospensione del registro tumori umbro non è dovuta alle strette di bilancio, bensì alla volontà di non identificare le cause dell’altra epidemia quella di cancro! Così la definisce l’Istituto Superiore di Sanità: “La pandemia ha determinato, nel 2020, un calo delle nuove diagnosi, legato in parte all’interruzione degli screening oncologici e al rallentamento delle attività diagnostiche, ma oggi si assiste a una vera e propria epidemia di casi di cancro”. (FONTE: https://www.iss.it/news/-/asset_publisher/gJ3hFqMQsykM/content/id/7959018, 19 dicembre 2022)

 

L’ Umbria è rappresentata da Terni, unico SIN (Sito di Interesse Nazionale) cioè unica località interessata a bonifica ambientale. I dati sono raccolti per comune amministrativo, al fine primario di classificare patologie, non di identificare le loro cause. Pertanto, manca un riferimento geografico alla collocazione fisica degli impianti industriali, che sarebbe utile per analizzare i rischi in relazione ai livelli di inquinanti aerodispersi e consentire di individuare l’ origine dei tumori. Gli studi correlati al territorio sembrerebbero essere “troppo costosi” per il budget limitato dei registri tumori regionali italiani, che si limitano a riclassificare dati raccolti da enti del governo nazionale. ◘

di Francesco della Porta

In sintesi, i dati sui Sin sono pubblicati da Artum (non dalla Regione né da Puntozero) solo per Terni e solo fino al 2018, e non sono georeferenziati.

Intervista a Fabrizio Stracci, responsabile scientifico

Registro Tumori di Popolazione Umbria

D: È stato riattivato il registro tumori?

R.: Il registro tumori regionale è attivo e ha prodotto un primo aggiornamento dei dati di incidenza al 2018 (era al 2016). Partecipa alla rete internazionale dei registri ( i dati saranno inclusi nel prossimo volume sull’incidenza dei tumori nel mondo Cancer Incidence in 5 Continents), al progetto nazionale di aggiornamento dei dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori e a diversi altri progetti di ricerca. Per quanto riguarda la tempestività, molti registri sono al 2018; il nostro scopo è tornare ai vertici della tempestività (i rt più avanzati sono al 2021 completo).

Un fattore determinante per questo è la ripresa del Registro delle Cause di Morte da parte delle Aziende Sanitarie Locali che è in fase di riavvio. Senza questo registro di mortalità il fattore limitante è rappresentato dalla disponibilità dei dati ISTAT (da poco è stato ultimato il 2020).

D: Se sì, dove è consultabile?

R.: È stata fatta (ndr il 7 febbraio 2023) una conferenza stampa di presentazione dei dati e a breve sarà disponibile un report. Purtroppo, il sito del registro regionale sviluppato in precedenza non è al momento finanziato. Contiamo di riattivarlo quando saranno disponibili risorse.

D: A che anno risalgono gli ultimi rilevamenti ?

R.: Il 2018 completo. Attività in corso recupero 2019 2020. Registrazione 2022-2023

D: I dati sono georeferenziati ?

R.: La georeferenziazione non è al momento disponibile. Si tratta di una attività onerosa dal punto di vista delle figure professionali richieste e dell’analisi dei dati. È tra gli obiettivi dato che il sistema sperimentalmente sviluppato per un breve periodo era tra i più avanzati se non unico a livello mondiale.

E questa non è una vanteria ma una cosa da dire anche se trovo imbarazzante dire cose che sembrano essere autoelogi del vecchio gruppo di ricerca.

Come dimostra la consulenza per il TAR della Puglia (vedi box qui sopra), senza georeferenziazione non è possibile ricostruire le cause di eventuali anomalie statistiche. E senza conoscere le cause, la prevenzione è una mosca cieca. ◘

 Il TAR della Puglia ha pubblicato un rapporto commissionato a un gruppo di esperti per valutare l’idoneità delle misure atte a garantire la tutela ambientale e a prevenire i rischi che i cementifici causano alla salute. A proposito della salute il rapporto conclude: “Le mappe di dispersione di SO2 generato dalla ditta Colacem (...) hanno evidenziato che i residenti nella fascia (quartile) di maggiore esposizione ai livelli di SO2 utilizzato come tracciante di inquinanti emessi dall’area industriale di Galatina hanno un rischio significativamente più elevato di sviluppare un tumore polmonare rispetto agli abitanti della fascia con minore esposizione: in entrambi i sessi il rischio di tumore è del 71% in più - vedi: Consulenza tecnica conferita in data 11/12/2019 con sigla di protocollo Fasc. n.493/18 e 590/18 Reg. Ric. p. 82

 

Un recente rapporto delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale sottolinea: più del 40 % delle emissioni totali di carbonio sono avvenute dopo il 1990; frenare è urgente perché le emissioni crescono più che linearmente.

Le emissioni di gas serra sono prima di tutto la conseguenza dell’impiego di combustibili fossili, la produzione di cemento e l’allevamento intensivo del bestiame: è un fatto dimostrato dalla scienza e quello che sta accadendo a Galatina lo conferma.

In particolare, i cementifici contribuiscono in modo sostanziale al riscaldamento globale: se fosse un paese, l’industria cementiera nel suo insieme sarebbe il terzo emettitore di carbonio in atmosfera, dopo Stati Uniti e Cina.


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