Qui si coltivano talenti.
La nuova scuola intitolata a Marcella Monini si configura come un edificio moderno, funzionale, efficiente ed allo stesso tempo accogliente , “a misura di bambino” in quanto lo spazio interno e quello esterno, i servizi e gli arredi si adattano alle esigenze di vita e di relazione dei piccoli. Lo sforzo progettuale ha cercato di far coincidere l’idea architettonica con il pensiero pedagogico sottostante; lo spazio è stato concepito per essere il terzo educatore, come asseriva Loris Malaguzzi, un “facilitatore” che possa aprire nuove vie alle esperienze di crescita dei bambini dai 3 ai 6 anni, periodo di massimo sviluppo della rete neurale del cervello umano.
Se, come dimostrano gli studi neuro-scientifici, l’apprendimento avviene non solo a livello cerebrale ma coinvolgendo tutto il corpo, la fruizione delle ampie aule e degli spazi connettivi, il comfort del riscaldamento a pavimento, le numerose aperture verso l’esterno possono promuovere libertà di movimento e di gioco, per una crescita armoniosa.
Il nuovo edificio è pensato per sviluppare un dialogo serrato tra il dentro e il fuori, tra le aule e il giardino, la luce naturale pervade ogni spazio amplificando il senso di benessere. La struttura è stata concepita come un insieme di ambienti comunicanti, non fissi e definiti ma policentrici e polifunzionali. La grande piazza all’ingresso, l’Agorà, ne rappresenta il cuore pulsante; è questo il luogo dell’incontro con le famiglie ed il territorio, il luogo dell’accoglienza, essa stessa diventa metafora della comunità che si intende costruire al suo interno.
I diritti naturali di bimbe e bimbi
Sulle pareti della “piazza” sono riportati i dieci punti del decalogo del maestro pedagogista Zavalloni, i “Diritti naturali dei bambini”, frasi che rappresentano un percorso pedagogico ed un orizzonte ideale per l’insegnamento-apprendimento. In collegamento con i diritti universali dei bambini, altro filone di riflessione avviato nel nostro Circolo che è “Scuola amica dei Bambini” dal 2013 sotto la bandiera dell’Unicef, i dieci punti sono posti lì a ricordarci le esigenze dei più piccoli, esseri umani liberi ed intelligenti, desiderosi di apprendere attraverso i sensi. Il diritto all’ozio, il diritto all’uso delle mani, il diritto al silenzio, il diritto alle sfumature.. non possono essere negati dalla scuola, al contrario devono essere assecondati per permettere un bilanciato sviluppo della sfera intellettiva, sociale ed emotiva, nel rispetto di ogni specificità. In questa prospettiva di inclusione delle diversità, la scuola si impegna ad utilizzare “100 e più linguaggi “ per venire incontro alle esigenze di tutti e di ciascuno.
Ricerca-azione sulla Natura generatrice di “cura”
L’inaugurazione della nuova scuola ha coinciso con l’avvio di un percorso di ricerca-azione con il Dipartimento di Scienze della formazione primaria dell’Università di Bolzano, guidato dalla illustre pedagogista Beate Weyland, sulla presenza del verde all’interno degli ambienti scolastici, al fine di stimolare ricerche e attività didattiche riguardanti l’Educational Environment with Nature, con focus sul miglioramento della qualità degli ambienti educativi. Le piante, presenti in ogni ambiente scolastico, diventano protagoniste e mediatrici di percorsi didattici, dispositivi pedagogici finalizzati a promuovere una didattica personalizzata, cooperativa ed inclusiva. La parola centrale nel nostro cammino progettuale è “cura”, educare i bambini al rispetto dell’ambiente attraverso il verde che li circonda, per formare nuove generazioni, competenti e responsabili, che contribuiscano ad uno sviluppo sostenibile, così come espresso negli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. In questo modo la scuola riconosce appieno lo stretto legame tra il benessere umano e la salute dei sistemi naturali, stimolando una proficua riflessione fin dai primi anni dell’infanzia.
È in fase di progressiva realizzazione una aula verde interna, progetto-pilota di un nuovo spazio esplorativo di apprendimento, nel quale i bambini possano interagire con le varie piante presenti attraverso esperienze tattili, momenti di osservazione, attività ludiche.
I genitori hanno apprezzato l’indubbia bellezza della struttura, la funzionalità degli spazi, l’apertura verso l’esterno che caratterizza ogni sezione con l’ampio patio-cerniera che collega l’interno con il giardino, l’ampia area verde che circonda l’edificio in ogni lato. Fin dal loro ingresso il bambini si sono trovati a loro agio nello spazio; i servizi, l’ arredamento e le suppellettili, dalle linee ergonomiche ed essenziali, sono stati progettati per una fruizione immediata così da sviluppare senso dell’ordine e autonomia. La valorizzazione delle parti connettive è una caratteristica della nuova scuola che ha sorpreso l’utenza; corridoi ed angoli sono diventati fruibili per attività didattiche multiple grazie anche ad una cospicua dotazione di strumentazione digitale e materiali didattici: atelier grafico pittorico-manipolativo, spazio-lettura e conversazione, angolo morbido per il relax, atelier logico-matematico e per il coding. ◘
Articolo di Raffaella Reali, Dirigente scolastica
Beate Weyland “Controparte” sudtirolese di questa relazione è Beate Weyland, docente alla Libera Università di Bolzano, che ama ricordare come la pedagogia abbia saputo trovare un comune linguaggio con l'architettura. Come abitare e stare bene in uno spazio educativo, insomma come “vestirlo”. Per prima cosa occorre mettersi intorno ad un tavolo, progettare insieme valutando le sguardo di ciascuno e il sogno di tutti su come viverla e abitarla la scuola: bambino, genitore, insegnante. Sapere che se in un luogo stai bene, apprendi meglio. Sviluppare tutta la creatività che può nascere da punti di vista anche divergenti.Fare in modo di catturare lo sguardo e trattenere una emozione.In questa scuola entrano e sono curate anche le piante. |