Intervista Frei Betto, teologo della liberazione e scrittore.
Frei Betto è una delle voci più autorevoli della Teologia della liberazione. Teologo e scrittore ha pubblicato numerosi libri, l’ultimo lo ha dedicato al massacro indigeno in Amazzonia, Tom Vermelho do Verde (Rocco). Gli abbiamo posto alcune domande sulla situazione brasiliana
Abbiamo assistito con preoccupazione a quanto accaduto a Brasilia dopo la vittoria elettorale di Lula. È stato un vero e proprio colpo di stato da parte di Bolsonaro sulla scia di quello che è successo a Capitol Hill?
«Sì, Bolsonaro ha cercato di copiare Trump e ha voluto ripetere la stessa cosa in Brasile. Ma il Governo Lula ha avuto una reazione immediata di rifiuto. Cercò di decretare l’intervento nel Governo di Brasília, destituire provvisoriamente il governatore di Brasília e far arrestare più di 1.000 terroristi che distruggevano i palazzi dell’Esecutivo, Legislativo e Giudiziario. Ora Bolsonaro e la sua gente devono fare i conti con la giustizia».
Può descriverci la situazione politica brasiliana dopo l’insediamento del nuovo Governo Lula? Quali sono, secondo lei, i problemi aperti?
«Il 10 aprile ricorrono cento giorni del nuovo Governo. Lula 3 differisce da quanto visto nei primi due mandati. Ora è meno sensibile alle diatribe del mercato e più sensibile ai diritti degli esclusi. È preoccupato più di una sopravvivenza dignitosa che dell’ammontare delle spese. Più delle politiche sociali che di quelle fiscali. Oltre allo stipendio minimo di 600 reais per nucleo familiare, Bolsa Familia ha aggiunto 150 reais per ogni bambino fino a 6 anni di età».
Quali sono i primi passi del Governo Lula?
«In questi 100 giorni, Lula, con l’appoggio della Corte Suprema Federale, ha salvato la nostra fragile democrazia intervenendo nel Governo del Distretto Federale e arrestando e schedando l’orda terroristica che ha invaso la Piazza dei Tre Poteri l’8 gennaio. E le forze armate hanno ripreso coscienza di essere sottomesse alla “suprema autorità del Presidente della Repubblica”, come recita la Costituzione. Lula ha tolto all’Agenzia Brasiliana di Intelligence il controllo dei militari e lo ha consegnato alla Casa Civil; ha concesso un 9% di aumento ai funzionari pubblici federali e ha esentato dalle imposte sul reddito coloro che guadagnano meno di 2.640 reais; e inoltre ha aumentato il salario minimo, che a maggio sarà di 1320 reais. Ci sono 60,3 milioni di persone il cui reddito corrisponde al salario minimo».
Sul versante della politica estera?
«Ha rafforzato l’integrazione latinoamericana e caraibica. Di fronte alla recrudescenza della guerra fredda e del conflitto geopolitico tra gli Stati Uniti e la Cina, da cui deriva la guerra in Ucraina, ha espresso che la posizione del Brasile è quella della promozione della pace, in sintonia con il leader pacifista più significativo dell’attualità: papa Francesco. Ricevuto da Biden alla Casa Bianca, e da Xi Jinping a Pechino, ha ricollocato il Brasile come protagonista nel gioco della globalizzazione.
Il Governo ha incoraggiato il ritiro delle miniere illegali dal territorio yanomami e ha incorporato l’assistenza sanitaria di quella nazione indigena, anche se deve ancora ridurre la deforestazione dell’Amazzonia e del Cerrado».
Come si è mosso il Governo per affrontare la situazione climatica?
«Lula ha agito prontamente per soccorrere le vittime della catastrofe climatica sulla costa settentrionale dello Stato di San Paolo; ha posto fine al segreto di 100 anni di documenti ufficiali che cercavano di nascondere gli scandali del precedente Governo; ha riaperto la Farmacia popolare, ha istituito il Consiglio per la partecipazione sociale e il Consiglio di coalizione, che riunisce 14 organizzazioni di partito; ha rifondato il Consiglio nazionale per l’ambiente, il Consiglio nazionale per la sicurezza alimentare e nutrizionale e il Consiglio LGBTQIA+; ha perfezionato il programma MI CASA, MI VIDA con una misura provvisoria per il finanziamento di immobili utilizzati in aree urbane e rurali. Con la correzione fatta dal Governo, il budget per l’acquisto della merenda scolastica è passato da 4 miliardi a 5 miliardi e mezzo di reais».
Quali sono i cento passi del Governo Lula in campo economico?
«Il Governo agisce con trasparenza, nonostante la “cavigliera elettronica” della legge complementare n. 179/2021, che garantisce l’autonomia della Banca centrale e mantiene il suo attuale Presidente, un bolsonarista confesso, fino alla fine del 2024. Egli insiste nel mantenere alto il tasso di interesse di base (SELIC) nonostante il calo dell’inflazione, che ostacola la crescita economica. Lula ha chiesto l’appoggio dell’opinione pubblica, denunciando l’esorbitante tasso di interesse ed esprimendo che l’autonomia della BC è “una sciocchezza”. Secondo Data Folha (3 aprile), l’80% della popolazione crede che Lula stia facendo la cosa giusta forzando la caduta del tasso SELIC, e solo il 16% è in disaccordo. Nel frattempo, Lula cerca di trasformare l’acqua in vino, mescolando ingredienti che devono portare a un risultato di austerità fiscale con un margine per investimenti nelle politiche sociali.
Ora bisognerà “sbolsonarizzare” il Governo; smilitarizzare la pubblica amministrazione; rivedere la riforma del lavoro di Temer rafforzando la contrattazione collettiva e i sindacati; espellere il Ministero della Pubblica Istruzione dalla gestione aziendale di quest’ultima e revocare la “nuova” scuola media. Scoprire e punire inoltre l’assassino di Marielle e Anderson. Nonostante la coalizione di partito mescoli “meloni e zucche”, è stata positiva la creazione di gruppi di lavoro interministeriali con la partecipazione della società civile organizzata.
Senza l’educazione politica del popolo e la mobilitazione popolare, Lula non vincerà le enormi sfide che il Brasile deve affrontare. E viva la creazione del Ministero dei Popoli Indigeni»!
Sembra che il Brasile sia diviso a metà tra i sostenitori di Lula e quelli di Bolsonaro. È possibile una ricomposizione tra queste due anime e quale ruolo può svolgere la Chiesa cattolica brasiliana?
«Sì, siamo una nazione divisa. E non credo ci sia possibilità, a breve termine, di riconciliazione. Il fenomeno della crescita della destra è mondiale. L’era dell’utopia è finita, la speranza è in crisi, il nichilismo è in voga. E qui in Brasile la Chiesa cattolica può fare poco, perché anch’essa è divisa. Ci sono vescovi progressisti, alleati di papa Francesco, e vescovi bolsonaristi, critici del papa. La Chiesa cattolica ha perso egemonia a causa delle Chiese evangeliche, per lo più bolsonariste, perché Bolsonaro ha fatto, con esse, la confessionalizzazione della politica negando il volto laico dello Stato».
La diffusione delle chiese evangeliche di stile americano fa cambiare il volto del Brasile? Fino a che punto?
«Sì, i poveri trovano più accoglienza nelle Chiese evangeliche che nella Chiesa cattolica. Quest’ultima è molto clericale e la gente considera la maggior parte delle messe noiose. Ma molti culti evangelici sono animati, con molta musica e partecipazione dei fedeli. Queste persone attestano che la voce del pastore è la voce di Dio. E i pastori preferiscono la destra per mantenere le loro abitudini e garantire l’esenzione economica delle Chiese. In breve, il numero degli evangelici in Brasile supererebbe quello dei cattolici».
L’Amazzonia è il polmone verde della vita, il Governo Bolsonaro ha permesso di saccheggiarla e rubarne le ricchezze. Qual è l’atteggiamento del Governo attuale nei confronti dell’Amazzonia?
«Lula ha preso misure molto dure per espellere dall’Amazzonia il narcotraffico e gli sfruttatori d’oro nelle riserve indigene. La polizia agisce con rigore, distruggendo aerei e apparecchi di questi contrabbandieri. Ma il Governo Lula non è ancora riuscito a ridurre la deforestalizzazione, purtroppo». ◘
di Achille Rossi