Sabato, 27 Aprile 2024

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Il Grocco come il Pio Albergo Trivulzio

Covid-19. Perugia: una madre coraggio denuncia l'ipotesi di allestire un centro Covid al Seppilli

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Erano i primi giorni di novembre quando la Regione Umbria ha annunciato l’intenzione di adibire parte dell’RSA «Seppilli» di Perugia a struttura Covid. Subito si è alzata un’ondata di protesta da parte degli utenti, che si è concretizzata in una petizione sottoscritta in poco tempo da oltre 700 cittadini. Il «Seppilli» occupa infatti il terzo piano del Centro Servizi Grocco, che ospita altre nove strutture socio-sanitarie, fra le quali una Residenza protetta, nella quale risiedono stabilmente persone non autosufficienti (al momento sono 28), la Cardiologia riabilitativa post infarto, la Neuropsichiatria e riabilitazione dell’età evolutiva (al piano terra) e la Neuropsichiatria e psicologia clinica dell’età evolutiva (al -1), per un’utenza complessiva che supera ampiamente le tremila persone (solo 2500 sono i bambini e i ragazzi seguiti dalle due Neuropsichiatrie infantili). Tutti servizi, quindi, destinati a utenti fragili, proprio quelli per i quali il virus è più pericoloso. Il timore dei cittadini riguardava, e riguarda, prima di tutto la sicurezza degli operatori della RSA, riconvertita in fretta e furia con evidenti limiti e inadeguatezze, ma anche più in generale il rischio rappresentato per tutti gli utenti del Grocco. Vi è inoltre amarezza per una scelta operata senza aver considerato altre soluzioni, e senza aver fornito alcun tipo di informazione alla cittadinanza. Le poche notizie sull’intera operazione sono state infatti date in seguito a diretta sollecitazione, nel corso di conferenze stampa o audizioni, ma non figurano in alcun report ufficiale della Regione. Il 17 novembre, nel corso di una seduta della IV commissione permanente del Comune di Perugia, i dirigenti della Sanità regionale hanno parlato di 24 pazienti Covid ricoverati nella RSA, ma non è possibile sapere se ad oggi questo numero sia aumentato o al contrario sceso. Lo stesso 17 novembre, il direttore generale Claudio Dario ha motivato la scelta del «Seppilli» con la presenza di un precedente focolaio nella Residenza protetta. Una giustificazione ritenuta inaccettabile dai familiari dei bambini e degli anziani ricoverati, perché ribalta l’idea stessa di sicurezza. Infine, va rilevato che le prime testimonianze degli stessi pazienti Covid confermano tutte le criticità evidenziate dai familiari degli utenti del Grocco e dallo stesso personale sanitario, che si è trovato catapultato in prima linea senza una preparazione specifica, in una struttura che non garantisce i necessari standard di sicurezza.

groco2Alla luce dell’insieme di criticità evidenziate da tutte le parti coinvolte, i cittadini, così come i partiti d’opposizione, hanno chiesto e continuano a chiedere che la Regione torni sui propri passi e che prenda in considerazione una delle tante strutture sanitarie disponibili a Perugia, come l’ex Clinica di Porta Sole, offerta gratuitamente dai proprietari sin dal marzo scorso, oppure i padiglioni di via del Giochetto, il cui uso condurrebbe anche a una riqualificazione del quartiere, impoverito in seguito al trasferimento dell’ospedale cittadino. Proposte concrete, fatte da chi conosce bene la città e che in questa drammatica situazione ha come unico interesse la salute dei cittadini. Si auspica che i vertici politici e sanitari regionali, oltretutto di recentissima nomina, abbandonino un atteggiamento di chiusura aprioristica e sorda alle sollecitazioni locali, che non può che avere esiti funesti. Purtroppo, in questo senso non si vedono per ora spiragli neanche a livello comunale, giacché la maggioranza in Consiglio, guidata dal sindaco Romizi, ha appena bocciato all’unanimità la richiesta di portare avanti un’opera di mediazione da parte del Sindaco affinché la Regione valuti altre soluzioni. ◘

La Regione Umbria ha deciso di istituire un reparto Covid all'interno del Centro servizi Grocco che ospita anziani non autosufficienti, la Cardiologia riabilitativa e la Neuropsichiatria riabilitativa infantile: in tutto quasi tremila utenti "fragili" all'anno.

 

di Stefania Zucchini


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