Venerdì, 11 Ottobre 2024

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Avanguardia operaia: una storia

Recensione

silvia romano2

«Come mai in quegli anni il grande bisogno di democrazia diretta ha visto e vissuto come “nemica” la democrazia rappresentativa? Come mai gli esponenti più esperti e più radicali della democrazia rappresentativa hanno visto e vissuto l’esigenza di massa di quel bisogno come minaccia e messa a repentaglio della democrazia?».

È questa la domanda delle domande da cui partire una volta che si affronta la lettura  del libro Volevamo cambiare il mondo: storia di Avanguardia Operaia 1968-1977, di Roberto Biorcio e Matteo Pucciarelli (Mimesis edizioni € 20). Una domanda che Pino Ferraris, dirigente Psiup, ha posto nel 1999 e ancora oggi ci interroga tutti. Gli spunti per una riflessione partono proprio dal lavoro di Giovanna Moruzzi, militante di AO insieme al marito Michele Randazzo (ora scomparso). È lei che ha raccolto 110 interviste di militanti dell’organizzazione. Decisivo il contributo del ricercatore Fabrizio Billi, che collabora con la Fondazione Marco Pezzi di Bologna. Le interviste, consultabili nel sito della Fondazione, interpellano militanti in prevalenza della Lombardia, del Veneto, del Lazio, della Campania. Per l’Umbria, a ricordare il ruolo di AO, c’è la testimonianza di Francesco Bottaccioli.

Già prima del 1968, a Milano,  significative rivendicazioni pongono il problema di  un nuovo ascolto nei confronti delle forti spinte spontanee che riflettono una composizione sociale, operaia e studentesca, completamente rinnovata. Nascono i Comitati Unitari di Base. Il primo Cub è quello che cresce alla Pirelli nel 1967. Dal basso, con una forte spinta unitaria, le rivendicazioni sindacali fanno saltare gli steccati corporativi delle categorie. Si spezza la contrapposizione operai-studenti. La richiesta è quella di un aumento salariale uguale per tutti. Si vuole riconosciuto il tempo di studio e lavoro e si fa avanti la richiesta della  riduzione dell’orario lavorativo settimanale. Proprio a Milano  AO fa dei Cub il riferimento principale della propria azione politica. Alla fine del 1968 nasce anche la rivista Avanguardia Operaia e l’omonimo gruppo politico. All’inizio degli anni '70 molti gruppi si uniscono al progetto. Alcune decine di migliaia sono i militanti che, a livello nazionale, si ritrovano nell’organizzazione a svolgere una intensa attività politica. Da noi vale la pena di ricordare i circoli di Perugia, Foligno, Umbertide, Deruta. In quegli stessi anni molte sono le adesioni studentesche ai Cub e anche ad Avanguardia Operaia provenienti in particolare dagli istituti tecnici e dalle facoltà scientifiche. In questo libro, pubblicato a Gennaio 2021, mentre a Franco Calamida è affidato il compito di ricostruire le tante lotte politiche e sindacali arrivate fino alla conquista delle quaranta ore settimanali, a Franca Longoni tocca quello di affrontare le tematiche del femminismo che molto peso hanno avuto nella critica all’organizzazione ritenuta troppo spesso vittima di una gestione maschilista. Il tema della violenza, della risposta al fascismo e alla strategia della tensione è affrontato da Paolo Miggiano.

AO ha sempre rimarcato la distanza dalla lotta armata esaltata dalle Brigate Rosse. Ha contrastato la pratica della violenza voluta da una minoranza settaria proprio in quanto affossatrice delle conquiste sindacali e politiche portate avanti giorno dopo giorno nei luoghi di lavoro. Va ricordato che Avanguardia Operaia fa appena in tempo a nascere e  Milano  deve fare i conti con l’esplosione di una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, a Piazza Fontana. Con quella “Strage di Stato” si risveglia, in una mattina di dicembre, la città.  Diciassette morti e novanta feriti. È questo tipo di strategia della tensione che la sinistra si è trovata a fronteggiare  da quegli anni in avanti.

Marco Paolini racconta il Movimento degli studenti e la Nuova Sinistra. Vincenzo Vita analizza l’intenso rapporto tra la contestazione giovanile esplosa alla fine degli anni sessanta e il mondo della cultura. Claudio Madricardo fa il punto sulle lotte sociali mentre Alberto Matricardo si sofferma a riflettere sull’esigenza di democrazia che ha interessato, proprio in quegli anni, le Forze Armate e i militari di leva.

Un decennio (1968-1977) in cui la voglia di politica e partecipazione  ha contrastato oligarchie massoniche  e mafiose, eufemisticamente dette “corpi deviati dello Stato”, che non si sono fermate dinanzi alle stragi messe in campo a suon di bombe pur di bloccare una voglia di partecipazione e cambiamento che per molti è stata “semplice” ed entusiastica passione politica, o come dice Giovanna Moruzzi nella prefazione “un sogno bello, vissuto insieme”. Come tutta la Nuova Sinistra, Lotta Continua, Pdup e altre organizzazioni,  anche il gruppo di AO entra in crisi con l’insuccesso  alle elezioni politiche del 1976. Una parte dell’organizzazione entra nel Pdup di Lucio Magri e un’altra partecipa alla nascita di Democrazia Proletaria. E questa è un’altra storia che varrebbe proprio la pena di raccontare. ◘

di G.F.


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