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La diga di ridracoli

VIAGGI IN BICICLETTA: sport - cultura - ambiente. Di Benedetta Rossi

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Questa volta ci spostiamo da Città di Castello alla diga di Ridracoli, 100 km di percorso. Partendo da casa, ci siamo diretti verso Pieve Santo Stefano in una strada che facciamo spesso e quasi tutta in piana. Dopo una sosta-caffè iniziamo a immergerci nella vecchia strada, dove si inizia ad avvertire qualche pendenza. Superiamo il piccolo abitato di Valsavignone e iniziamo a salire in una strada piccola e stretta, in un certo tratto vietata alle auto. Sbuchiamo vicino all’uscita della superstrada e dopo una breve discesa risaliamo fino al valico del Montecoronaro, fermandoci a bere alle Ville di Verghereto, piccolo e gradevole paesino immerso nelle colline. Fa molto caldo e iniziamo ad avvertire un po’ di stanchezza e siamo solo a 45km. Dalle Ville mancano pochi km al valico (865 m s.l.m.), qualche altro km di discesa e si risale fino a Verghereto. Ora mancano ancora due salite, ma ci rilassiamo nella leggera discesa che porta prima a Bagno di Romagna e poi a San Piero in Bagno, dove inizia il vero valico della giornata: il Passo del Carnaio (760 m s.l.m.). Da questo versante sono “solo” 6km ma dotati di una bella pendenza. L’affrontiamo abbastanza bene nonostante il carico poiché il paesaggio è così rilassante da rendere gradevoli anche i tratti più duri. Foto di rito in cima, grande soddisfazione e giù per 12km fino a Santa Sofia. Bel paesino dove saremmo voluti stare di più, ma mancano ancora 11km a Ridracoli e così dopo aver fatto la spesa (dato che su non ci sarà nulla), ripartiamo. Dalla descrizione che ci avevano fatto, la strada doveva essere in leggera salita, ma a parte i primi km, di leggero c’era poco e niente. Superiamo il bivio per il Passo dei Mandrioli (che faremo prima o poi) e finalmente ecco il cartello “Ridracoli”. Arriviamo al museo Idro, praticamente una delle poche strutture lì presenti. I gestori del museo hanno anche una piccola area di sosta dove è possibile campeggiare e ci accomodiamo. Piccolo e fuori dal mondo: non prende neanche il telefono. Dopo 100km precisi e neanche 6 ore di pedalata ci rilassiamo immersi nella natura insieme ad altri campeggiatori. Dopo una fresca notte nella nostra tendina, di buon mattino andiamo a piedi a visitare la diga. Lasciamo le bici senza bagagli al parcheggio e camminiamo 2km fino a vedere l’enorme diga davanti a noi. Un passaggio adiacente alla chiusa ci porta all’inizio di sentieri che ci conducono al rifugio Cà di Sopra. Molto carino con un’atmosfera rilassante e un grande prato dove avremmo voluto stenderci e sostare, ma ci aspettano altri 100km per tornare a casa. Ripercorriamo il sentiero con una vista sulla diga al contrario e ritorniamo al campeggio. Pieni di tante immagini ritorniamo a Santa Sofia, questa volta in discesa e risaliamo il Carnaio dal versante opposto: 11km. Fatichiamo un po’ per ritornare a Bagno di Romagna, dove ci fermiamo per una piadina. Tra caldo e stanchezza soffriamo molto la salita per il Montecoronaro, ma una volta raggiunta la cima ci meritiamo una bella bevuta e a questo punto i restanti km di ritorno sono in discesa. Alle 19 siamo di nuovo a Città di Castello, con 200km in due giorni: una bella camminata! La diga sbarra il corso del fiume Bidente ed è una delle più importanti dell’Italia settentrionale. Vicino alla diga si trovano gli impianti per trasportare l’acqua all’acquedotto che alimenta le coste romagnole. Pedalata impegnativa ma che attraversa bellissimi paesaggi tra Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna, integrata con l’interessante visita alla diga. Anche questa volta le nostre bici ci hanno accompagnato in una bellissima avventura. ◘

la diga di ridracoli articolo altrapagina mese novembre 2021 2

di Benedetta Rossi


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