Giovedì, 02 Maggio 2024

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Umbria felix?

Regione.

silvia romano2

Fanno impressione le valutazioni di fine anno apparse sui media regionali, secondo i quali il Governo della Regione Umbria è stato tra i più efficienti e virtuosi d’Italia. In sostanza si sostiene che il periodo della pandemia sia stato gestito con competenza e lungimiranza e che l’Umbria abbia perseguito risultati incoraggianti. Le vertenze che non trovano soluzione, il disagio di giovani e studenti, la povertà crescente delle famiglie, il lavoro precario, l’invecchiamento sono derubricati a eventi marginali, rappresentati come fatti casuali rispetto alle meraviglie e ai risultati perseguiti.

Una lettura cosi di parte e l’appoggio alle  amministrazioni regionale e dei due capoluoghi di provincia non si era mai visto prima. Perugia dipinta come il Romizishare, una sorta di territorio idilliaco, dove il Sindaco è amatissimo, i problemi sono ridotti al minimo e ci sono persino i soldi per le buche sulle strade… (che siano diventate per la prima volta il problema principale della città capoluogo viene sottaciuto) E la Giunta regionale perfetta nella gestione della Sanità in emergenza Covid, tra le più efficienti d’Italia, fino alla crescita economica, del turismo, dei consumi, fino alla crescita del benessere generale. Una gestione virtuosa da riconfermare (è sottinteso) alle prossime elezioni di Terni e Perugia e a seguire della Regione.

Dai media arriva un messaggio chiaro: “finalmente abbiamo amministrazioni capaci ed efficienti, teniamocele strette e riconfermiamole”. Tutto il lavoro del mainstream locale al servizio della conservazione e del liberismo economico (fanno eccezione poche e deboli voci indipendenti) suona una musica di fondo a vantaggio dei governi locali di Destra-centro che oggi governano in Regione. La narrazione tende a costruire un’immagine vincente e positiva, eliminando o riducendo alla marginalità le criticità, un lavoro sistemico alla ricerca del consenso in previsione delle prossime sfide elettorali.

Premesso che gli umbri hanno scelto di liberarsi di una Sinistra ormai irriconoscibile, arrogante e lontana dai problemi delle persone, la Destra è stata la scelta obbligata, non avendo i 5 stelle mai veramente attecchito a livello regionale.

Considerando che il 2021, anno post-pandemico, è da considerare l’anno della ripresa perché si invertono i dati negativi del 2020 con il recupero di tutti i settori economici e commerciali (esclusa l’agricoltura), sarebbe doveroso domandarsi se ciò è sufficiente a legittimare il racconto che fanno i media dell’Umbria, che a ben guardare sembra stridere con alcuni dati statistici e soprattutto con gli andamenti macroeconomici dell’economia reale.

Se tutto va bene e gli amministratori sono così bravi, come mai la popolazione diminuisce e i giovani cercano lavoro fuori Regione e all’estero? E soprattutto, com’è possibile che nell’Umbria felix aumenti la povertà assoluta e quella relativa, e che i salari e le pensioni rimangano tra i più bassi a livello nazionale, contribuendo ad aumentare la povertà da reddito?

Bastano queste poche domande per capire che qualcosa nella narrazione non funziona. Il cittadino lo intuisce dallo stato delle strade e dal calvario dei percorsi sanitari sempre più tortuosi, costosi e inefficienti, dai prezzi dei beni di prima necessità, dalle vertenze storiche che continuano a non trovare risposte, dal lavoro che manca e si precarizza, dai servizi che si riducono e si fanno più costosi.

I fondi del Pnrr e quelli strutturali non vengono utilizzati in modo da incidere sugli assetti di sviluppo regionale e se non si aggiusterà il tiro, alla fine risulteranno poco utili, dispersivi e forse persino dannosi.

La narrazione dell’Umbria felix è possibile solo grazie al conformismo esasperato che caratterizza la Regione e rende impalpabili le opposizioni e silenti gli intellettuali, lasciando ai media di sistema il più ampio spazio per la propaganda.

Tutto ciò è favorito da un meccanismo collaudato, quello di parlare di eventi singoli, di azioni minime, di microeconomia di fatti circoscritti, dighe, ricostruzione, start-up innovativo, qualche accordo interregionale, qualche finanziamento per sviluppare piccole cose in settori limitati e ridotti, di inaugurazioni e promesse, il segreto è dare risalto all’evento, caricarlo di pathos, renderlo notizia. Tutta l’attività di amministrazioni, associazioni, delle rappresentanze, industriali, artigiane, cooperative, sociali, i vari Lions e Rotary, le diocesi, l’università etc. dove gli amministratori, tecnici e competenti, trovano legittimazione e consenso non facendo altro che riempire vuoti. Discussioni, presentazioni, dibattiti, che i media mostrano come un insieme positivo dal valore politico, facendo credere che tutto questo attivismo sia una strategia e contenga una visione e risultati. Se al contrario si guardasse la questione con gli occhi della macroeconomia, vedremmo la realtà come è in realtà: dispersiva e marginale, utile a qualche territorio e a qualche beneficiato, ma non riesce ad affrontare i problemi strutturali della Regione.

Un approccio macroeconomico, al contrario, evidenzierebbe tre questioni fondamentali: 1) la popolazione invecchia (paghiamo più pensioni che stipendi); 2) i nati sono la metà dei morti; 3) i giovani se ne vanno e non sono sostituiti, con una perdita di popolazione di 5441 residenti nell’ultimo anno (su un totale di 859.578).

Se consideriamo questi dati un trend che avrà, se non interrotto, una proiezione di circa quaranta anni in prospettiva, stiamo parlando di parametri da “sottosviluppo” che rendono impossibile qualsiasi idea di progresso.

L’Umbria avrebbe bisogno di verità e di concretezza per affrontare i problemi profondi che la rendono debole, vecchia, piccola e isolata. 

Sarebbe necessario togliere il dibattito alla propaganda e alla demagogia, e ragionare di recessione, andare oltre i rimbalzi del gatto morto, per concentrarsi sul Pil a -26% (pre pandemia), tema che si ri-proporrà aggravato dalla recessione e dall’inflazione crescente.

La questione è sempre quella di un nuovo modello economico da perseguire con coraggio, lungimiranza e generosità.

AAA cercasi progetto politico riformatore e soggetto attuatore. ◘

di Alderico Sbarra


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