Domenica, 05 Maggio 2024

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Umbertide - Al Metropolis in mostra 40 anni di lavoro de l'altrapagina. Fino al 30 aprile

Protagonisti di un cammino comune

Al Cinema Metropolis di Umbertide la seconda tappa della Mostra documentaria sui primi 40 anni de l’altrapagina. Fino al 30 aprile 2024

Una coincidenza bene augurante quella del 21 marzo: primo giorno di primavera 2024 e giornata mondiale della poesia proclamata dall’Unesco. Ad arricchire questo insieme di simboli ci si è messa anche l’altrapagina, dando inizio al secondo passaggio dei festeggiamenti per i suoi 40 anni di attività.

Per l’occasione, negli accoglienti locali del cinema Metropolis di Umbertide, si sono ritrovate un’ottantina di persone che hanno dato vita ad un pomeriggio di condivisione, riflessione, incontro, convivialità nello scambio delle esperienze più significative di animazione culturale e religiosa, insegnamento e pedagogia, difesa dei diritti umani e impegno per la pace. A cui si è aggiunta anche l’opera di sensibilizzazione per la ricostruzione della frazione di Pierantonio, colpita dal terremoto esattamente nel marzo 2023.

Niente di più prezioso per riempire di ulteriori significati la mostra documentaria sui primi 40 anni del mensile l’altrapagina: una rivista piena di futuro che, con i suoi 440 numeri, tiene alta l’attenzione ai grandi temi planetari, senza trascurare la dimensione locale.

Da ricordare che l’esposizione aveva avuto la sua “prima”, a gennaio, nel negozio della storica Tipografia Grifani Donati a Città di Castello.

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L’incontro con il pubblico, coordinato da Andrea Chioini e dall’estensore di queste righe, si è aperto con un messaggio della curatrice della mostra, Maria Sensi, la cui lettura è stata affidata ad Erika Alunni: «le quattro sezioni che costituiscono l’esposizione riflettono un mondo complesso in cui tutto è interconnesso ed un singolo tema ne racchiude, naturalmente, altri. Per questo ogni tematica globale ne sviluppa ed è causa di molte altre, anche e soprattutto su base locale: ad esempio i cambiamenti climatici, l’attacco sconsiderato alla natura, il ritorno della guerra, il rapporto interculturale, gli adolescenti e il loro futuro, le migrazioni, il ruolo della finanza e le sue ripercussioni, le nuove tecnologie, l’accesso all’acqua pubblica».

A seguire, la testimonianza del fondatore Don Achille Rossi, sacerdote, filosofo e pedagogista, che ha ricordato i grandi e qualificati amici che hanno, via via, accompagnato l’altrapagina nell’avventura di vedere il mondo con altri occhi, alla luce del pensiero critico e discorde: Ivan Illich, Ernesto Balducci, Raimon Panikkar, Susan George, Pietro Barcellona.

Il direttore, Antonio Guerrini, ha ripercorso la lunga avventura editoriale, dai primi ciclostilati alla rivista vera e propria, costruita insieme al compianto Enzo Rossi e ad un gruppo ampio e plurale di intellettuali provenienti da esperienze politiche e militanze diverse. «Con accanto preziosi maestri ed ispiratori che scrivevano per noi e animavano i convegni: alcuni teologi della liberazione, Riccardo Petrella, Francesco Tonucci…tutti alla ricerca di un orizzonte culturale più aperto. Costante è stata l’attenzione riservata al riesplodere dei conflitti e alle difficoltà della pace in un mondo oggi alle soglie della Terza guerra mondiale».

Il moderatore ha, poi, ricondotto l’attenzione sulle buone pratiche che crescono nelle realtà locali e ne costruiscono il futuro, sperimentazioni delle quali la rivista ha, parimenti, cercato di essere fedele specchio ed interprete. Ha iniziato Matteo Cesarini con una testimonianza sulla storia, iniziata nel 2009, del Metropolis, un cinema di comunità via via cresciuto come spazio aperto alle associazioni e a chi fa cultura.

A seguire, la testimonianza di Zubayda Khalil sull’attività educativa svolta nel Centro Culturale islamico di Perugia di cui è presidente. Moglie di un grande operatore di pace, il compianto Imam Mohamed Abdel Qader, ora è lei a proseguirne la guida illuminata con un’attenzione particolare al dialogo ed al futuro. Zubayda ha voluto, in particolare, ricordare l’incontro, ospitato recentemente nel suo centro di via Carattoli, tra giovani musulmani ed un gruppo di scout dell’Agesci.

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Subito dopo, i presenti in sala sono stati profondamente toccati dalla narrazione della figlia Maymouna Abdel Qader e dal suo dichiararsi musulmana di cultura cattolica. «Sono nata nei turbolenti anni ’80 ed il mio obiettivo è stato sempre quello di muovere le acque stagnanti… insieme a mia madre ci occupiamo di dialogo interculturale e interreligioso. Se ripercorro la mia vita emerge agevolmente come, oltreché dall’impronta musulmana - portare il velo, fare il ramadan - essa sia sempre stata segnata anche da quella cattolica: non vedevo l’ora che arrivassero il Natale e la Pasqua, correvo a parlare con il prete della mia parrocchia e desideravo confessarmi, sebbene ciò non facesse parte della tradizione islamica; ho fatto della mescolanza delle due culture la mia nuova identità. L’essere di origine arabo-musulmana e, nel contempo, italiana era come avere un padre ed una madre, non mi sentivo di rinnegare né l’uno né l’altra. Ho sempre cercato di far sì che queste diversità si contaminassero per sentirmi parte di una nuova generazione, capace di guardare l’altro non più come un estraneo». Lei, di origine palestinese cisgiordana, ha parlato, inoltre, della profonda sofferenza che prova per quello che sta accadendo a parenti e amici nell’inferno di Gaza, privati anche del diritto di scappare da quella prigione di fuoco e trovare salvezza altrove, per sottolineare, infine, che tutto questo non finirà se continueremo a non riconoscere il diritto alla esistenza di un popolo e alla sicurezza dell’altro. Un rinnovato impegno educativo volto ad incoraggiare il rispetto reciproco, l’amore, la tenerezza, la misericordia, la solidarietà è quanto, secondo Maymouna, possiamo fare già oggi nelle nostre piccole realtà locali; «se invece il mondo continuerà a coltivare l’odio ed il disprezzo dell’altro, il culto del denaro e del possesso esclusivo della terra, i bambini continueranno a morire e con essi la speranza di un futuro migliore».

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Incentrata sull’esperienza di adesione alla Rete nazionale delle scuole di pace e al Programma nazionale “Trasformiamo il futuro, per la pace con la cura”, la testimonianza di Claudia Picottini, referente per la educazione civica nella scuola secondaria di secondo grado in cui insegna ad Umbertide: «Abbiamo cercato di costruire insieme percorsi educativi di pace e di cura che possano aiutare le giovani generazioni a recuperare il senso della vita in un tempo così difficile. Il 29 febbraio scorso, giornata nazionale della cura, le associazioni che si prendono cura delle persone sono entrate a scuola e ciascuna di esse (Croce Rossa, Avis, Aucc, Unitalsi, Orti Felici, Centro arcobaleno) ha incontrato una classe presentando il proprio lavoro nel territorio».

I “Quaderni per la pace” usati per accompagnare il cammino educativo vennero mostrati a Papa Francesco nell’indimenticabile mattinata del 28 novembre 2022 in una Sala Nervi gremita da circa seimila giovani accompagnati dai loro insegnanti.

Raffaella Reali, direttrice didattica, ha ricordato la fruttuosa collaborazione con l’altrapagina per parlare di innovazione: «Aderiamo alla Rete delle scuole senza zaino che si basano sui valori della responsabilità, della ospitalità, della comunità, molto vicini al sentire della vostra rivista. Abbiamo stretto un patto con le istituzioni locali e la Cooperativa ASAD per degli orti e serre di comunità, nei quali le bambine e i bambini della Scuola dell’infanzia "Marcella Monini" stanno imparando a prendersi cura del creato; puntiamo a una innovazione non gattopardesca della didattica, incoraggiando anche i più piccoli ad attivarsi con piccole buone azioni consistenti nel prendersi cura delle piante».

La comunicazione interculturale è stata al centro dell’intervento della sociolinguista tedesca Gabriella Klein, in Italia da più di 40 anni: ha invitato a riflettere, da un lato, sulle nefaste conseguenze di una cattiva comunicazione e, dall’altro, sulla necessità di impegnarsi per migliorarla: «Le parole non sono neutre né delle scatole vuote… Niente nella società funziona senza comunicazione».

Il richiamo di Klein ha avuto riscontro nell’invito del moderatore a ricordare i giornalisti (donne e uomini) morti in teatri di guerra nel tentativo di non far calare l’oblio su quelle drammatiche vicende: un emblema su tutti l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuto proprio il 20 marzo di 30 anni fa in Somalia, Paese martoriato su cui non si riflette a sufficienza, come non si vuol guardare in faccia la realtà dell’Africa, i cui figli e figlie cercano un futuro accostandosi a noi.

Gli ha fatto eco in sala il giovane intellettuale ivoriano Alex Afri, impegnato alla Università per Stranieri di Perugia in studi internazionali per la sostenibilità e la sicurezza sociale: «Siamo tutti consapevoli delle qualità, risorse, competenze che ha il mio continente, spero in un’Africa migliore, più sviluppata e stabile! Che sia possibile assicurare la sua tutela ambientale e una pace sana; sono cresciuto con due culture, mi sento cittadino del mondo!».

La riflessione su tematiche globali è proseguita con una esperta in relazioni internazionali di origine iraniana, di cui abbiamo scelto di mantenere riservata l’identità per evidenti motivi di tutela: «Oggi nessuno è felice in Iran; un Paese di cultura millenaria patisce la feroce repressione di ogni dissenso da parte di un regime teocratico. Una violenza patriarcale, spietata e reiterata, è esercitata soprattutto sulle donne, cui si pretende di imporre ogni tipo di obbedienza: come vestirsi, come educare i figli, quali libri leggere, cosa mangiare, dove andare... È in atto una lotta coraggiosa del popolo contro i propri governanti, molte donne sono state uccise o sono scomparse. Chiediamoci perché così tanti Paesi del Sud del mondo, ricchi di risorse, siano guidati da Governi autoritari dei quali spesso l’Occidente è complice o di fronte ai quali tace».

La studiosa ha concluso stigmatizzando l’episodio, di cattivo giornalismo relativo al modo superficiale/scandalistico e senza tener conto delle ricadute sulla famiglia in Iran, con cui è stata riportata la tragica vicenda della morte di due fidanzati (lui napoletano, lei giovane studentessa iraniana), per richiamare il mondo della informazione ai suoi doveri di rispetto, conoscienza, correttezza.

L’intervento conclusivo è stato svolto dal presidente del Comitato Rinascita 9 marzo, Paolo Arcelli: «La nostra è una esperienza che vuole contrastare l’abbandono di Pierantonio, un piccolo paese orgoglioso che vive alla periferia di tre grandi Comuni. Ci siamo uniti per rispondere alle esigenze di una popolazione un po’ allo sbando, colpita, alla fine di un periodo di decadimento, da un terremoto che potrebbe segnarne la totale fine. Siamo punto di ascolto, confronto e monitoraggio dei percorsi di ricostruzione. Spesso anche nella nostra realtà si tende più a dividere che ad unire a causa del prevalere di un individualismo esacerbato, ma noi siamo determinati a tenere insieme una comunità che si riconosce a pelle, perché è vissuta in quei luoghi per centinaia di anni. La mia famiglia, ad esempio, risiede in questo territorio dal 1770. A Pierantonio, ormai da lungo tempo, le case si spopolano, le nascite calano e siamo abbandonati senza un disegno strategico. Oggi anche noi stiamo operando una mediazione culturale al fine di ricompattarci attorno ad un ideale di ricostruzione “intelligente” e di rigenerazione/ridefinizione della vita sociale; spenderemo ogni energia per fungere da supporto e pungolo a chi governa e siamo onorati di avere un buon ascolto da parte della popolazione».

Andrea Chioini ha così concluso la sua opera di paziente ed efficace tessitura: «Dopo questi momenti di grande umanità e profondità vissuti insieme, vorrei esprimere la soddisfazione di chi è abituato a stare nella “cucina”, dove si preparano le pagine di un giornale e più raramente a vivere un confronto di un livello così alto e ricco, animato anche da alcuni autori de l’altrapagina che oggi avete avuto l’opportunità di conoscere personalmente!».

 di Alessandro Vestrelli


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